2014-12-24 15:39:00

Decreto Ilva. Mons. Santoro: mi aspetto la difesa dell'uomo


il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto su Taranto, che prevede il passaggio del gruppo Ilva all'amministrazione straordinaria. Per la città di Taranto sono previsti fondi per le bonifiche, risorse per il Porto e per il Museo. Per Renzi, questo e' stato "l'atto piu' emozionante del consiglio dei ministri. La responsabilita' ci chiama, e noi rispondiamo prendendo in faccia il vento che serve". Nel suo messaggio di Natale, l’arcivescovo della città, mons. Filippo Santoro, si augura che “non si perda mai di vista la minaccia ambientale e i pericoli per la salute”. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. – Mi aspetto, innanzitutto, che si apra il cammino per un nuovo modello di sviluppo che metta al centro non il guadagno e il lucro, ma la persona umana, la difesa della vita, la difesa dell’ambiente e quindi la famiglia, la difesa della persona, la difesa del lavoro. Sarebbe un bellissimo segno se non fosse solo un intervento "ad hoc" e basta, ma che avesse chiara la prospettiva: che sviluppo vogliamo non solo per Taranto, ma per l’Italia? Perché con l’Ilva è presa tutta la produzione dell’acciaio in Italia e quindi lo sviluppo industriale. Quindi, prima di tutto questo: che si difenda la dignità della persona e quindi la salute, perché sulla minaccia ambientale noi non dobbiamo transigere. Allo stesso tempo, io vedo che le persone mi chiedono cosa fare. Chi più si sente in bilico e ferito in questa situazione non sono i lavoratori dell’Ilva – certo, anche loro – ma soprattutto quelli delle fabbriche dell’indotto, perché questi hanno grossi debiti. Il decreto dovrebbe dare una risposta anche a loro e quindi una risposta che indichi la prospettiva di un cambiamento forte e deciso.

D. – Nel suo messaggio di Natale, lei ha sottolineato il dolore, lo scoramento delle persone che lei incontra ogni giorno. Si è passati, quindi, negli ultimi tempi dalla rabbia alla rassegnazione: è un brutto segnale…

R. – E’ un brutto segnale. Però, dice lo stato d’animo soprattutto delle persone, ferite per la questione della salute, quindi dell’inquinamento: persone in bilico, soprattutto per la questione del lavoro. Però, io sono convintissimo che si ci fosse qualcosa che peggiora la situazione ambientale o riduce e mette in crisi l’occupazione, questa rabbia e rassegnazione diventerebbero un tumulto. E questo nei due casi, sia se si abbassa la guardia sull’inquinamento ambientale, sia se non si dà una risposta ai lavoratori. Quindi, diciamo così, è una attesa, è un pochino sfiduciata, però è sempre un’attesa, pronta a esplodere, pronta ad indicare un cammino positivo. Quando io, prima del Natale, visito le scuole sento nei nostri giovani un impeto positivo, una speranza, il desiderio di una vita degna, di una famiglia degna, di una cultura, di una formazione, che non debbano emigrare e andare fuori Taranto o fuori Puglia per trovar lavoro. C’è un desiderio di costruzione che nei giovani è evidentissimo e, secondo me, bisogna proprio intercettare questa attesa e dare una risposta positiva. Quindi, da un lato c’è, sì, questa situazione di rassegnazione, ma la cenere della speranza non si è spenta.

D. – Cosa dirà ai suoi parrocchiani stasera e domani?

R. – Certo, mi rifaccio proprio al cuore del messaggio cristiano, che è il fatto dell’Incarnazione: il Signore che sceglie il cammino della fragilità per manifestarsi. E perché non dovrebbe manifestarsi in mezzo a noi, nelle fragilità che noi abbiamo, nel dolore per la salute ferita, nel dolore per il lavoro precario? Mai c’è stata una disoccupazione giovanile così alta, ma perché proprio in questo non dovrebbe manifestarsi ancora? Certo, non dando una risposta meccanico-tecnica, che non è compito suo e nemmeno della Chiesa, però sostenendo la speranza e sollecitando la solidarietà da parte nostra e la responsabilità per chi ha il dovere di indicarci. Quindi, il Signore ha scelto la fragilità per manifestarsi e manifesta la sua potenza. Il mio messaggio è quindi proprio un messaggio di speranza non vana, superficiale, infondata, ma una speranza solida. E poi, soprattutto, un messaggio di invito a tutti quanti a fare la propria parte, perché di qui ci dobbiamo muovere, chi ha responsabilità ci deve indicare il cammino. La fede ci sostiene e ci fa corresponsabili solidali con tutti in questa notte, che è di attesa e speriamo proprio, come ha fatto il Signore, ci dia una risposta positiva. 








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