2014-12-23 16:56:00

Il Natale come lo vede Dio (Sequeri): "Non voglio essere subìto, ma amato"


"Dio è unico ma non è mai stato solo, perché ha generato il Figlio. La generazione del Figlio che avviene in Dio e che a un certo punto deborda verso di noi e viene condivisa con noi, ecco, proprio questa cosa secondo me ha un che di struggente. Dio perde la sua forma di diamante e si intenerisce, non posso spiegarlo diversamente". Mons. Pierangelo Sequeri, Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, ci aiuta ad entrare nel mistero dell'Incarnazione. 

"I teologi non apprezzano molto questo linguaggio dell'intenerimento di Dio che potrebbe assumere i toni della deriva sentimentale", continua il teologo. "Il rischio c'è se guardato da quaggiù. Ma se guardiamo il Natale dall’interno di Dio, allora cambia tutto. In questa breccia dell’intenerimento di Dio c’è la decisione che Lui e noi si debba avere lo stesso destino. Noi ci siamo entrati e non ne usciremo più. Dio non aveva bisogno di noi, ma avendo deciso di aprire questo varco, non starà più senza di noi e senza la nostra affezione. Come a dire: 'Io sono l’Essere assoluto e perfettissimo, ma non voglio essere amato per questo. Perché non voglio essere subìto, voglio che qualcuno mi voglia bene, e che lo decide liberamente'. Come si da la vita, la nostra si abbellisce. Come si cerca la nostra, la nostra e anche quella di coloro che stanno intorno a noi, si impoverisce". 

Che Natale sarà in Terra Santa? Con Don Mario Cornioli, sacerdote Fidei Donum della diocesi di Fiesole, collaboratore del Patriarcato Latino di Gerusalemme e responsabile della Casa di Gesù Bambini che a Betlemme ospita bambini handicappati, commentiamo la Lettera del Papa ai cristiani del Medio Oriente, nell'imminenza del Natale. "Ci fa bene ricevere questa lettera, abbiamo bisogno di questa consolazione", confida Don Mario. "I cristiani qui ancora soffrono, ma il Papa ci ricorda che queste sofferenze non sono inutili. E’ una testimonianza preziosa quella che i cristiani danno qui, nonostante le grandi fatiche. In questi giorni, con alcuni amici ebrei, abbiamo parlato dell’urgenza di avere la pace. Perché – come diciamo spesso – o viviamo insieme o moriremo insieme”. 








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