2014-12-18 20:23:00

Sentenza Ue per il brevetto dell'ovocita. S&V: Inaccettabile


“Brevettare qualcosa che deriva dal corpo umano è assurdo”. Così Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale per la bioetica, sulla sentenza della Corte di Giustizia Europea in materia di ovuli umani. In particolare secondo i giudici un ovulo umano manipolato, non in grado di svilupparsi in essere umano (non fecondato), può essere in linea di principio brevettabile. "Una decisione inaccettabile" ribadisce l’Associazione Scienza & Vita. Al microfono di Massimiliano Menichetti il copresidente dell’Associazione, Domenico Coviello:

R. – Parlando di ovuli umani, parliamo di materiale umano, quindi è come un organo umano. Il problema si è non tanto sulla manipolazione, ma sull’origine. Non è accettabile che gli organi umani vengano utilizzati per l’industria e per la brevettabilità. Come sappiamo, la donazione di organi è solo un elemento solidale. Questo passaggio potrebbe portare alla commercializzazione dei “pezzi” umani, e questo è inaccettabile. Sicuramente, quello che sta premendo tantissimo è il commercio degli ovociti, per l’eterologa.

D. – Oltre all’orrore di commercializzare parti di esseri umani, si apre anche la porta verso la creazione di esseri umani ad hoc, cioè si va, ancora una volta, verso la strada eugenetica?

R. – La direzione è quella. E la cosa ancora più grave è che è una direzione menzognera, perché ciò che commercialmente si propaganda non è scientificamente raggiungibile, ovvero la perfezione; perché per quanto in pratica si possa eliminare un singolo difetto, non c’è la sicurezza di tutta una serie di altri fattori.

D. – Come è possibile, secondo lei, che la linea dell’inviolabilità dell’uomo si sia spostata così in avanti, cioè che l’uomo sia considerato una “cosa”, in sostanza?

R. – Penso che la forza del commercio, la tendenza a rendere tutto “economico”, possa fare sorpassare questa linea.

D. – Si illudono le persone di un determinato risultato; si manipola l’uomo per voler ottenere un profitto …

R. – Questo è il principio. E la cosa ancora più dannosa è che in questo modo si afferma sempre più la possibile realizzazione di ogni desiderio dell’uomo. E questo, dal punto di vista antropologico, è ancora più grave in quanto si distrugge l’immagine dell’uomo come essere con dei limiti e si afferma, invece, l’immagine dell’uomo come fine a se stesso e come autore della sua vita “in toto”, che è un’immagine sbagliata che porta poi alla dequalificazione dell’uomo stesso. Non c’è niente di più dannoso, infatti, che pensare che la vita possa essere senza problematiche e senza né dolore né malattia. Questo è sicuramente il concetto dannoso: la non accettazione dell’essere umano in se stesso, in quanto essere con possibilità di ammalarsi, possibilità di essere imperfetto.

D. – Cioè, vuol dire in virtù di questo principio, tutte le persone che soffrono di menomazioni, di handicap, che vivono condizioni di vita con sofferenza, semplicemente vengono viste come “sbagliate”?

R. – Vengono viste come “sbagliate”, tant’è vero che c’è questa selezione che parte proprio dall’eliminare l’ovocita con il difetto o l’embrione con il difetto, certo.

D. – Paradossalmente, dunque, si arriva anche al lato opposto, cioè a giustificare l’eutanasia perché un anziano o chi è sofferente può avere il diritto di “eliminarsi”?

R. – Esattamente. Nel senso che la filosofia è sempre quella di rifiutare il limite dell’uomo: il limite dell’uomo è proprio quello del poter avere dei difetti, di poter essere quello che è, anche quando non ha le sue funzioni complete come una persona che produce o che sia produttiva nella società.

D. – In pratica, si introduce un criterio di efficientismo, rispetto a quello che guarda l’uomo nella sua complessità, in tutto quello che è …

R. – Questo efficientismo porta a distruggere il concetto dell’uomo come amore gratuito: quando uno non  rispetta più questo criterio di efficientismo dunque, tende anche a non voler essere più presente nella società se tale condizione decade.








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