2014-12-16 11:44:00

Centrafrica: appello di pace dell'arcivescovo di Bangui


“La situazione in Centrafrica è volatile e precaria. Il governo non riesce a estendere la sua autorità su tutto il Paese. I gruppi armati continuano a seminare morte uccidendo cittadini pacifici. La paura si legge sui volti delle persone”. A parlare è mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui e presidente della Conferenza episcopale centrafricana in un'intervista all'agenzia Sir.

“La gente - afferma il presule - è stanca e vuole la pace, ma è ostaggio delle bande armate che usano la violenza per imporsi. I funzionari statali fanno fatica a recarsi al loro posto di lavoro a causa della paura. Nonostante questo quadro, le Ong s’impegnano per cambiare la vita quotidiana dei centrafricani. Osserviamo un timido ritorno ai quartieri abbandonati.

Gli incontri di coesione sociale si moltiplicano. Questo mostra il desiderio dei centrafricani di voltare questa pagina oscura del nostro Paese”. Un desiderio che emerge anche dalle recenti visite effettuate da mons. Nzapalainga nei campi delle principali forze belligeranti (Seleka e Balaka).

“Il 23 dicembre - fa sapere l’arcivescovo - sarò con alcuni cristiani in un secondo campo Seleka. Nella prima esperienza (al campo Beal), 367 cristiani hanno risposto all’appello. Vogliamo avvicinarli ai loro fratelli per conoscerli, stimarli e amarli”. 

“Il Cristo sofferente - sottolinea mons. Nzapalainga - si presenta a noi attraverso i nostri fratelli. Molti giovani non vengono ascoltati, e noi ci prendiamo il tempo di ascoltarli, di ascoltare i loro sogni infranti. Dietro la loro avventura si nasconde la questione della ricerca della felicità. Una felicità al di fuori di Gesù rimane effimera. Con Gesù, troviamo il senso della nostra vita”.

Per l’arcivescovo, le iniziative nei campi Seleka e Balaka “sono gocce d’acqua che si riversano nel mare. La pace non è un’utopia. Ogni cristiano è un artefice di pace con le sue parole e le sue azioni. ‘Beati gli operatori di pace’. Spetta ai cristiani lasciarsi conquistare da Cristo e offrire la sua pace agli uomini. Queste iniziative sono l’espressione della nostra fede in Cristo e diventano un cammino di costruzione della pace”.

Dall’arcivescovo anche un appello alla comunità internazionale: “Ha il dovere di aiutare il Centrafrica affinché non diventi un covo di ladri, gangster, teppisti. Per questo, dovrebbe incoraggiare le persone di buona volontà, sostenerle per far arretrare il regno del male. La pace nel Paese è innanzitutto un compito dei centrafricani; la comunità internazionale viene per aiutare e non deve mettersi in prima linea. Deve aiutare i centrafricani ad accogliere e appropriarsi di questo processo”. (R.P.)








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