2014-12-13 14:16:00

Ucraina: Mosca minaccia ritorsioni alle sanzioni Usa


La Russia ha minacciato ritorsioni se gli Stati Uniti dovessero imporre le nuove sanzioni per la crisi in Ucraina, votate ieri dal congresso americano. E tra domani e lunedì è previsto a Roma un’incontro tra il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, e il segretario di Stato Usa, John Kerry. Intanto, sul terreno sporadici attacchi dei ribelli non sembrano mettere a repentaglio la tregua firmata martedì. Il servizio di Marco Guerra:

Il tema delle nuove sanzioni a Mosca e degli aiuti militari Kiev votati dal Congresso americano, sarà al centro dei colloqui a Roma tra il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, e il segretario di Stato Usa, John Kerry. Sulla data dell’incontro resta incertezza. Il viceministro degli esteri russo, Riabkov, ha detto che l'incontro si terrà domani e non lunedì, come invece ha annunciato il dipartimento di Stato Usa. Ancora in piedi tuttavia l’ipotesi che Obama non firmi il provvedimento. Intanto, si registra un aumento delle spese militari e dei soldati chiamati alle armi  da parte di Kiev per il 2015. In questo clima sembra comunqe reggere la tregua siglata martedì scorso con i separatisti filorussi, sebbene l’esercito di Kiev ha riferito di essere stato obbietto di 11 attacchi, nelle ultime 24 ore. Ma per un commento sigli ultimi sviluppi sentiamo Danilo Elia dell’osservatorio Caucaso e Balcani:

R. – Quello che stiamo vedendo in questi ultimi giorni, settimane, è un intenso lavoro delle diplomazie. E’ interessante notare che questa tregua che c’è in atto in questo momento nell’est del Paese sembra tenere. E’ stata siglata a livello militare tra due generali delle forze che stanno combattendo e soltanto in un secondo tempo sta avendo una notifica a livello politico. E’ un modo di muoversi diverso rispetto a quello che abbiamo visto nel gruppo di contatto informale di Minsk, degli accordi di settembre. Questo lascerebbe ben sperare. E’ possibile che una volontà di placare il conflitto sia condivisa a tutti i livelli: a livello militare, anche da parte dei separatisti, e a livello politico più elevato.

D. – Qualora passasse l’invio di aiuti militari da parte di Washington sarebbe un ulteriore scatto, pericoloso, in avanti in questa spirale del conflitto. Insomma, come va letta questa decisione americana che inizialmente era stata esclusa perché Kiev non fa parte della Nato?

R. – Sì è vero. C’è da dire che nonostante l’Ucraina non faccia parte della Nato, rimane un partner privilegiato come se fosse un livello intermedio tra l’essere membro Nato e non. Quindi, in quest’ottica probabilmente devono essere viste le mosse di dare supporto militare al Paese. Bisogna vedere bene cosa succederà proprio sul campo all’atto pratico, come sarà messo in atto questo aiuto militare, perché fino ad oggi si è parlato sempre di aiuti, di forniture non letali all’esercito ucraino, materiale come razioni alimentari, giubbotti antiproiettile... Ora, il tipo di aiuto sembra essere invece di tipo militare. Sicuramente, non è una mossa che tende a raffreddare il conflitto, ma la reale applicazione secondo me è tutta da vedere sul campo.

D. – Kiev nel frattempo si è impegnata a raddoppiare le spese militari e a chiamare alle armi 40 mila nuovi soldati. Dobbiamo aspettarci che sul terreno prosegua una guerra a bassa intensità, una recrudescenza o che la tregua possa reggere?

R.  – Che sia un conflitto che non si spegnerà subito purtroppo possiamo ritenerlo possibile come scenario. E’ molto probabile che la guerra in Donbass continui come conflitto congelato, come conflitto latente, come si è visto fino ad oggi, perché in realtà la prima tregua siglata dal gruppo di contatto a Minsk a settembre in una certa misura ha tenuto. Fino ad oggi, infatti, abbiamo visto scontri dovuti alla frizione lungo la linea di confine, ma non conquiste territoriali da una parte e dall’altra. Resta il fatto che Kiev ha sostanzialmente paura che il conflitto possa allargarsi, che il territorio contestato, rivendicato dai separatisti, possa ampliarsi e inglobare anche altre province come la provincia di Charkiv, Odessa stessa. Le condizioni attuali dell’esercito ucraino sono piuttosto scarse, è male equipaggiato, ha scarsità di fondi. Quindi, in quest’ottica può essere vista la mossa di Kiev di aumentare il budget militare. Non è detto che sia necessariamente da vedere come una tendenza alla militarizzazione, ma magari semplicemente un adeguamento delle forze militari per renderle capaci di affrontare la situazione futura. Credo che Kiev abbia ben chiaro che è molto difficile tornare indietro da questo punto, cioè riconquistare, riprendere il controllo di quei territori. Io, personalmente, ho la sensazione che il governo di Kiev cercherà di limitare il conflitto, di non lasciarlo espandere. Quindi, da questo punto di vista frizioni lungo la linea di confine potranno continuare.








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