2014-12-13 07:29:00

Il Congresso Usa vota: armi a Kiev e nuove sanzioni a Mosca


Armi all’Ucraina e nuove sanzioni contro Mosca, accusata di sostenere militarmente i separatisti. Il voto del Congresso americano conferma l’appoggio molto concreto a Kiev, che definisce “storico” il pronunciamento. Mentre la Russia esprime profondo rammarico. Il servizio di Fausta Speranza

Il Segretario di Stato, Kerry, sarà lunedì faccia a faccia con il ministro degli Esteri russo, Lavrov. Si incontreranno a Roma e si parlerà di medio oriente, Siria e ovviamente Uucraina. Il voto del Congresso non è da poco, anche se ancora manca la firma di obama che potrebbe non essere scontata: Senato e Camera autorizzano all’unanimità il supporto di armi a Kiev, mentre finora si è trattato di equipaggiamento militare "non letale" come radar, visori notturni e giubbotti antiproiettile.  Intanto c’è da vedere cosa ne sia sul terreno della tregua entrata in vigore martedì. Formalmente regge ma ci sono violazioni. Almeno due volontari di un battaglione di nazionalisti pro-Kiev sono stati uccisi in un combattimento con i filorussi nel sud est. In ogni caso sia le autorità ucraine sia i separatisti confermano di voler difendere quella che tutti ritengono l’unica "vera tregua" da quando il conflitto è scoppiato 8 mesi fa. Resta da dire che nel frattempo il ministro della Difesa ucraino Poltorak annuncia: spese militari raddoppiate, fino a 2,4 miliardi di euro, e altri 40.000 uomini richiamati alle armi, oltre a 10.000 soldati in ferma volontaria. 

Dunque, effettivamente la situazione si va stabilizzando? E per quali ragioni? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Serena Giusti ricercatrice esperta dell'Est Europa all’Università Sant’Anna di Pisa e all'Ispi:

 

R. - Forse, più che di una stabilizzazione possiamo parlare di un maggior accordo politico sulla cessazione delle tensioni. È una tregua che in ogni momento, a mio avviso, può nuovamente degenerare se la Russia ritenesse che poi i suoi interessi non sono rispettati.

D. – Quanto c’è di economico dietro l’accordo politico?

R. – L’economia è la chiave di tutto, sia dal punto di vista dell’Ucraina che dal punto vista della Russia e della stessa Unione Europea. Le sanzioni stanno avendo un effetto economico rilevante nell’economia russa, che già era in declino. A questo si aggiunga il ribasso del prezzo del petrolio e delle forniture del gas. Per quanto riguarda l’Ucraina, è a rischio "default": si prevede infatti che il prossimo anno si abbia una contrazione del Pil del 7%. Infine, le sanzioni stanno danneggiando parte dell'Unione Europea, l’Italia, la Germania, la Francia. Quindi, c’è un interesse comune nel trovare una soluzione per quanto riguarda questa parte dell’Ucraina.

D. – Risulta dunque che affossare l’economia russa è una perdita per tutti o per tanti?

R. – È una perdita intanto economica, ma ci sono delle ripercussioni anche politiche che non bisogna sottostimare, nel senso che un collasso del regime di Putin in questo momento sarebbe un disastro per tutti. Tanto più che in Russia non c’è una vera opposizione costruita, identificata in un partito politico che possa essere un’alternativa a Putin. Si potrebbe pensare veramente quindi in questo momento a una frammentazione e disgregazione del Paese e soprattutto a una ripresa anche di forze islamiche da non sottovalutare.

D. – Comunque, sta di fatto che tutta la zona del sudest non ha trovato ancora un assetto politico istituzionale...

R. – No, ci sono ancora conflitti che la Russia può continuare a fomentare in un'area "grigia" che consente a Mosca di esercitare una certa influenza.

D. – Sembra comunque che il fronte ucraino si confermi dopo tutti questi mesi di tensione un fronte, per più di un motivo, "globale"…

R. – Sì, dall’Ucraina è ripartita una certa tensione tra gli Stati Uniti e la Russia. Poi, bisogna sempre distinguere tra retorica, linguaggio politico e real politik, in quanto i toni sono molto alti. Molti analisti parlano di “guerra fredda”. In realtà, c’è anche da parte dello stesso Putin un giocare questo nuovo bipolarismo per acquisire maggior consenso interno, che invece è in declino. Comunque sì, l’Ucraina ha riaperto vari fronti, vari conflitti, riproponendo soprattutto una tensione Unione Europea-Russia e Russia-Stati Uniti.








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