2014-12-10 13:51:00

Procuratore antimafia: ricostruire etica pubblica e valori


Polizia e Carabinieri hanno compiuto tra ieri e oggi due grosse operazioni antimafia nel Paese: in Umbria sono state arrestate 61 persone per infiltrazioni di cosche calabresi nel tessuto economico locale. In Calabria sono 21 i fermi legati ad attività criminose della ‘ndrangheta. Intanto a Roma, proseguono gli interrogatori per l’inchiesta su Mafia Capitale. Antonella Palermo ha chiesto a Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, se la vicenda di Roma abbia caratteristiche specifiche:

R. – Non credo che ci siano fattori specifici. La corruzione politica, purtroppo, è un male grave del nostro Paese, al quale bisognerebbe porre rimedio urgentemente, attraverso interventi preventivi, ma anche più efficaci sul piano repressivo. Bisogna ricostruire anche un tessuto etico, di etica pubblica, di responsabilità in questo Paese, dove – purtroppo – sembra che se ne sia persa la traccia! Dunque non è che a Roma ci sia caratteristiche particolari, se non le caratteristiche dell’essere Roma la capitale di Italia e quindi la sede del potere centrale, la sede delle direzioni dei partiti; il Comune di Roma è, tra l’altro, una macchina amministrativa molto grande, complessa, costosa e oggetto di grandi attenzioni da parte della criminalità organizzata. “Tangentopoli” è stata una storia di malaffare, di criminalità dei colletti bianchi, di corruzione diffusa, di corruzione del sistema e non nel sistema. Questo è un altro fenomeno criminale, in cui c’è la corruzione, ma c’è anche la mafia, c’è la capacità di violenza e di intimidazione; c’è purtroppo la permeabilità delle istituzioni, che viene fuori in modo sempre più evidente.

D. – Ma chi la deve fare questa pulizia?

R. – Naturalmente tocca anzitutto alla classe politica, ma poi tocca anche a tutti gli esponenti delle istituzioni.

D. – Ma qui sembra che appena si entra in ruoli chiave delle istituzioni, ci si contamina…

R. – Purtroppo l’impressione è forte, anche se magari non rispecchia completamente la realtà perché poi ci sono anche politici per bene, ci sono imprenditori onesti che buttano il sangue dalla mattina alla sera per portare avanti le loro attività economiche. L’impressione, però, qual è? E’ che oggi la politica sia – parafrasando von Clausewitz – una prosecuzione degli affari con altri mezzi. E questo non va bene!

D . – “Non dovevo fidarmi dei miei collaboratori” è la frase ricorrente da parte di politici indagati per mafia… Non ci si può fidare davvero più di nessuno quando si varca quella soglia?

R. – No! Quando si scelgono i collaboratori bisogna stare molto attenti e fare tutte le verifiche possibili per scegliere persone oneste. Mi rendo conto che purtroppo il rischio che poi si possa andare incontro a sconfitte o delusioni sia sempre presente, però con molta attenzione si può ridurre di molto questo rischio.

D. – Oggi più che mai sembra saltata ogni appartenenza ideologica, anche in chi usa questa logica di ricatto: contano solo i soldi!

R. – Le mafie non hanno mai avuto una copertura ideologica: le mafie hanno sempre avuto soltanto lo scopo di arricchimento, di depredazione del denaro pubblico e anche di prevaricazione sugli esseri umani e che purtroppo non sono sempre state efficacemente contrastate. Noi abbiamo una legislazione antimafia molto avanzata rispetto a tanti altri Paesi - anche europei, anche dell’Unione Europea - ed anche oramai una conoscenza del fenomeno che è molto forte, molto radicata, molto ampia. Quindi il contrasto è efficace, dovrebbe esserlo di più e potrebbe esserlo di più se funzionasse un po’ meglio da un lato la cooperazione internazionale, perché le mafie ormai sono transnazionali e quindi seguono i percorsi del denaro anche fuori dai loro territori di origine; dall’altro fare del contrasto della criminalità organizzata una priorità dell’azione politica.

D. – Qualcuno avanza come antidoto alla corruzione, la proposta di diminuire drasticamente – per esempio – la quota di risorse intermediate dallo Stato…

R. – Credo che l’antidoto alla corruzione sia la trasparenza e la riduzione dei centri di decisioni a quelli che sono essenziali.

D. – Siamo alla vecchia questione: il potere giudiziario che sopperisce al potere politico?

R. – Il potere giudiziario fa il suo lavoro, il potere politico dovrebbe fare il proprio. La magistratura dovrebbe avere più mezzi, altre istituzioni dovrebbero svolgere con altrettanta indipendenza il loro ruolo. Non sempre ciò avviene.

D. – Di cosa è più preoccupato in questo momento?

R. – Della situazione di crisi, che non è solo una crisi economica, ma è anche una crisi di valori e che sta provocando e rischia di provocare anche una disgregazione tra le classi sociali. Solo sull’unità del Paese si può costruire una vera democrazia e ciascun cittadino può, adempiendo ai proprio doveri, rivendicare i propri diritti costituzionali.

D. – Il Paese è sconfitto?

R. – No! Assolutamente no! Il Paese ha le risorse per reagire e per superare questo momento di crisi. Io ne sono certo!








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