Un momento di “fraternità, luce e fede”. Così il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, descrive il momento in cui, sabato scorso, durante la sua visita in Iraq, ha consegnato ai cristiani iracheni il videomessaggio di Papa Francesco. Le parole di conforto del Papa sono state ascoltate da migliaia di fedeli al termine della processione per l’Immacolata, svoltasi la sera del 6 dicembre per le vie di Ankawa, sobborgo a maggioranza cristiana della città di Erbil dove dallo scorso agosto hanno trovato rifugio gran parte dei profughi fuggiti dall’avanzata dei jihadisti. Il cardinale Barbarin racconta la sua visita al microfono di Ciprien Viet:
R. – On a reçu tellement d’images violentes, horribles à propos d’Irak…
Abbiamo visto tante immagini violente,
orribili riguardo all’Iraq, mentre in questa occasione abbiamo avuto immagini di fraternità,
di luce e anche di fede. Quello che ammiro di più dei cristiani perseguitati – e
il Papa li ha ringraziati per questo – è che sono rimasti fedeli: nonostante le persecuzioni,
nessuno ha rinnegato Cristo. Era stato detto loro: “O vi convertite all’islam, o prendete
lo status di ‘dhimmi’ – che è una sorta di schiavitù – oppure ve ne andate, oppure
sarete uccisi”. E sono partiti tutti. Questo è un segno di fedeltà a Cristo! Certamente,
poi, c’è il contraccolpo, perché non hanno più la loro casa, non hanno più il loro
lavoro, i figli non vanno a scuola, hanno lo stretto indispensabile per proteggersi
dal freddo, dalla pioggia, per mangiare e vestirsi… E’ tempo di verificare che abbiano
quanto è necessario da un punto di vista medico e sanitario e poi che si possano far
tornare i bambini a scuola. Non ci sono ambienti per accoglierli, non ci sono le classi,
non c’è nemmeno materiale scolastico… E poi serve che tutti possano ritrovare un lavoro.
A Erbil c’è vita, e c’è anche molto lavoro … E’ bello anche vedere che tutte le associazioni
che vengono dall’Europa non portano con sé cose materiali: vengono e fanno lavorare
le persone sul posto, secondo il mestiere di ciascuno. E questo, naturalmente, è molto
bello.
Sull’importanza di questa vicinanza del Papa si sofferma, sempre al microfono di Ciprien Viet, anche il patriarca Louis Raphaël I Sako di Babilonia del caldei:
R. – Oh, cela nous a apporté beaucoup! Donc, un soutien moral…
Oh, ci ha dato molto! Intanto, un
sostegno morale e spirituale straordinario. Ha visto quante persone c’erano, ieri
(il 6 dicembre – ndr)? Erano oltre 5 mila persone in strada, davanti alla statua della
Vergine Maria! Ho visto le lacrime negli occhi delle persone, lacrime di gioia e di
speranza: perché sono molto colpiti da questa presenza, che è una presenza non solo
di solidarietà, sia pur da lontano, ma una presenza fisica. Loro sono qui, tra noi,
per condividere con noi la nostra sofferenza ma anche la nostra speranza.
D. – La processione di sabato sera è un segno: significa che i cristiani possono ancora vivere la loro fede liberamente, pubblicamente, in Iraq?
R. – Tout à fait, tout à fait. Et vous avez remarqué…
Infatti. E lei ha visto anche che
il dono semplice di una candela fa la festa. Hanno bisogno di un piccolo gesto perché
siano rassicurati di non essere stati dimenticati o isolati. Ecco perché questa visita
ha donato molto a queste famiglie sfollate.
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