2014-12-06 13:49:00

Card. Sandri in Etiopia: Chiesa aperta al dialogo e al servizio


E’ iniziata ieri la visita in Etiopia del cardinale Leonardo Sandri che, come prefetto della Congregazione per la Chiese Orientali, esprime attenzione e vicinanza al cammino della Chiesa alessandrino-etiopica di rito ghéez. Prima tappa, il confronto con i vescovi del Paese sui frutti e le sfide dei primi 50 anni dall’istituzione della Conferenza episcopale nazionale. Da oggi invece, dopo la celebrazione questa mattina della Divina Liturgia presso la cattedrale dell'Arcieparchia di Addis Abeba, il porporato ha iniziato le visite alle parrocchie, alle comunità e agli ospedali cattolici, che proseguiranno fino all'incontro conclusivo, l'11 dicembre, con Sua Santità Abune Mathias,Patriarca della Chiesa Etiope Ortodossa Tewahedo, e con il capo dello Stato. "Un Paese aperto al dialogo, con una Chiesa in prima fila nel sostegno agli ultimi”: questa in sintesi è l’Etiopia nelle parole del cardinale Sandri. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:

R. – Si tratta di un grandissimo Paese con una antichissima tradizione cristiana che rimonta a San Frumenzio. Oggi conta 85 milioni di abitanti: la maggioranza, il 43%, è ortodossa, il 33% sono musulmani, il 18% sono protestanti, poi c’è la nostra Chiesa cattolica latina, una minoranza, con vicariati apostolici, e infine le nostre tre eparchie. Quindi, è un Paese nel quale si verificano le parole che Papa Francesco ha utilizzato visitando la Turchia: dialogo ed incontro. Questa è la realtà della Chiesa cattolica in questo Paese, un Paese chiamato al dialogo con gli ortodossi da parte dei cattolici, con i musulmani, con gli altri cristiani, e poi con questa grande moltitudine di gente che viene dalle religioni tradizionali, ma soprattutto con la moltitudine di gente che vive in condizioni veramente umili e che pertanto ha bisogno della gioia del Vangelo, portato proprio nella condivisione, nella solidarietà.

D. – Lei ha portato con sé un messaggio, un auspicio, una riflessione del Papa per questa terra?

R. – Ho chiesto al Santo Padre di poter portare il suo messaggio di pace e di benedizione. Io sono venuto per dare, visitando tutte le eparchie, un impulso missionario di proclamazione del Vangelo, di uscita della Chiesa verso tutti quelli che non conoscono ancora Gesù Cristo e verso tutti quelli che soffrono.

D. – Quindi unità e testimonianza: è questo che, anche attraverso lei, il Papa chiede a questa terra?

R. – Esattamente. Qui c’è una grande realtà “germinale” di dialogo, di incontro con tutte le componenti della società. Il dialogo con la Chiesa ortodossa, con i musulmani e con forze evangeliche è ottimo. Ma soprattutto la Chiesa cattolica dà una testimonianza di unità e di apertura nell’incontro con tutti quelli che soffrono attraverso le scuole, gli ospedali, la vicinanza a coloro che sono per strada. In questo la Chiesa cattolica è veramente in prima linea per testimoniare che il Vangelo è annunciato ai poveri. Ieri ho avuto l’incontro con laici, sacerdoti, religiosi, religiose, giovani: ho visto con quale entusiasmo vogliono portare la gioia dl Vangelo – come dice Papa Francesco nella sua Enciclica – a questa società. Addirittura, mi hanno dato un regalo per il Papa: la traduzione nella loro lingua dell’"Evangelii Gaudium", che io porterò al Papa nella prima occasione in cui lo incontrerò.

D. – Lei incontrerà, a chiusura del viaggio, il Patriarca della Chiesa etiope ortodossa e il capo dello Stato. Cosa vorrebbe che fruttassero questi incontri?

R. – Per quanto riguarda il capo dello Stato, se questo incontro avrà luogo come mi dicono, per me innanzitutto è un ringraziamento per la cura con la quale segue la Chiesa cattolica e permette quel bene inalienabile che è la libertà religiosa. Poi, al Patriarca Mathias confermerò l’amore e l’apertura di Papa Francesco verso i nostri fratelli ortodossi. Lo stesso farò con il capo dello Stato.








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