2014-12-05 12:41:00

Sicilia, morti 17 migranti. Centro Astalli: più mezzi


"Piangiamo queste vittime e al tempo stesso ribadiamo che il contrasto ai mercanti di morte è la cosa più importante". Così il ministro dell'Interno Angelino Alfano sui 17 migranti morti su un gommone raggiunto 150 chilometri a sud di Lampedusa. Ad intervenire sono state la motovedette della Guardia costiera che, con l’intervento anche della nave “Etna” della Marina militare, hanno soccorso altri 76 profughi che viaggiavano sull’imbarcazione. Un migrante è stato trasportato con l’elicottero in ospedale perché in gravi condizioni. Non si tratta di un naufragio: i migranti sono deceduti presumibilmente per ipotermia e disidratazione. Intanto nelle ultime ore la Marina militare ha soccorso circa altre 200 persone. Un drammatico episodio che avviene a circa un mese da quando è iniziata l’operazione europea “Triton” ed è finita l’italiana Mare Nostrum. Su quest’aspetto si sofferma Bernardino Guarino, direttore dei Progetti del Centro Astalli al microfono di Debora Donnini:

R. – Certamente non possiamo affermare con certezza che questo sia colpa di Triton rispetto all’operazione Mare Nostrum. Un fatto è, però, inconfutabile: con Mare Nostrum erano in campo molti più mezzi, molte più risorse ed anche navi più attrezzate, per quanto riguarda il contingente presente per i soccorsi di tipo umanitario. E’ chiaro, quindi, che avendo dismesso Mare Nostrum, questo pericolo rimanga e siamo fortemente preoccupati.

D. – Anche se Triton vede la partecipazione di tutta l’Unione Europea, mentre Mare Nostrum era una iniziativa italiana…

R. – Sì, però il problema è che Triton mette in campo una forza quantitativamente e qualitativamente inferiore di quella che metteva in campo Mare Nostrum. Non a caso è stata presentata come un’operazione che fa risparmiare dei soldi, perché appunto vengono coinvolte meno unità e soprattutto su un raggio di costa molto più limitato. Questo è il pericolo principale e il problema principale: se i soccorsi si limitano a pattugliare le acque territoriali europee, probabilmente arrivano quando si sono già verificate le tragedie. 

D. – L’Europa dovrebbe fare di più, secondo le associazioni che aiutano gli immigrati?

R. – Sì, in fondo, il tratto di mare che loro percorrono non è un tratto amplissimo, per cui sapendo che ci sono questi pericoli, continuare a mettere in campo una forza corrispondente a quella di Mare Nostrum forse poteva avere qualche costo in più, ma in termini di vite umane sarebbe stato certamente molto più utile. Ci sembra un campo dove le motivazioni economiche, forse, lasciano il tempo che trovano. Parliamo poi di cifre sempre assolutamente compatibili con i bilanci europei.








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