2014-12-04 09:15:00

Vescovi Irlanda: unico amore coniugale è tra uomo e donna


La definizione del matrimonio “quale unica e complementare relazione tra un uomo e una donna, la sola attraverso la quale è possibile la procreazione e l’educazione della prole” è “profondamente radicata in tutte le culture” e limitarla a questa realtà “non significa escludere o penalizzare nessuno”. E’ quanto ribadiscono i vescovi irlandesi nel documento pastorale “Il significato del matrimonio” presentato ieri a Maynooth. La Chiesa irlandese interviene così sulla proposta di referendum presentata dal governo di Dublino sulla legalizzazione dei matrimoni omosessuali nel Paese. La consultazione è prevista nei prossimi mesi. 

“Ridefinire la natura del matrimonio significa distruggere la struttura portante della società”, sottolinea il documento, distribuito nelle oltre 1.300 parrocchie irlandesi e che in 16 pagine illustra le ragioni della Chiesa in difesa del matrimonio tradizionale  quale unione di vita e di amore tra un uomo e una donna aperta alla vita. Ragioni che – puntualizzano i vescovi - nulla hanno a che vedere con un atteggiamento discriminatorio della Chiesa verso le persone omosessuali.

Quello che è in gioco con la legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso non è, infatti, “l’uguaglianza o la distinzione tra una visione religiosa e una visione civile del matrimonio”, ma la “sua stessa natura e l’importanza che la società attribuisce al ruolo delle madri e dei padri nell’educazione dei figli. Insieme ad altri, la Chiesa cattolica – afferma il documento - continuerà a sostenere che le differenze tra un uomo e una donna non sono caratteri accessori dell’istituto matrimoniale, ma fondamentali;  che i bambini hanno diritto ad avere un padre e una madre e che questo è per loro l’ambiente migliore in cui crescere ”. 

La complementarietà uomo-donna è dunque un elemento “intrinseco” del matrimonio, che – sottolineano i vescovi irlandesi “non è un’istituzione meramente privata”, ma il “mattone su cui è costruita la società”. In questo senso, equiparare legalmente il matrimonio alle unioni tra persone dello stesso sesso, che hanno una natura completamente diversa da esso, sarebbe un’ingiustizia perché oscurerebbe il suo “insostituibile ruolo sociale”. (A cura di Lisa Zengarini)








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