2014-12-03 13:14:00

Somalia: attentato al Shabaab all'aeroporto di Mogadiscio


È salito ad almeno quatrto morti il bilancio dell’attentato suicida con autobomba nei pressi dell'uscita fortificata dell'aeroporto di Mogadiscio, in Somalia. L'attentatore kamikaze ha preso di mira un convoglio delle Nazioni Unite. L’azione è stata rivendicata dal gruppo islamista degli al Shabaab che nei giorni scorsi aveva oltrepassato il confine somalo, massacrando nel nordest del Kenya oltre 30 minatori. Giada Aquilino ha intervistato Vincenza Giardina, dell’Agenzia missionaria Misna:

R. – Al Shabaab si è ritirato ufficialmente da Mogadiscio dal 2012, però l’episodio di oggi segue altri episodi analoghi accaduti quest’anno e che hanno colpito l’aeroporto stesso di Mogadiscio. E' successo a febbraio e le vittime allora erano state almeno sei. Ricordiamo che l’aeroporto è un punto sensibile della capitale, anche perché ospita il quartier generale della missione di pace dell’Unione Africana. Un corpo militare che conta oltre 20 mila effettivi e che è stato decisivo, e continua ad essere decisivo, nella lotta del governo di Mogadiscio contro al Shabaab. Sempre nell’aeroporto, ci sono alcune delle più importanti sedi diplomatiche straniere in Somalia. Quest’anno, inoltre, al Shabaab ha rivendicato attentati e assalti armati a Mogadiscio contro altri punti sensibili e di valore simbolico, come la sede del parlamento e la sede della presidenza.

D. – Gli al Shabaab hanno colpito ferocemente nei giorni scorsi anche in Kenya e non sono nuovi a sconfinamenti. A cosa puntano? La dinamica poi si ripete: hanno separato i musulmani dai non musulmani e questi ultimi sono stati uccisi barbaramente…

R. – Sull’ultimo di questi episodi efferati che si sono verificati in Kenya – in particolare nella zona di Mandera, che si trova quasi sulla linea di confine del territorio keniano, vicinissima alla Somalia – come Misna abbiamo ascoltato mons. Paul Darmanin, vescovo di Garissa, la diocesi dove si trova Mandera, dove sono avvenuti i fatti. Più di 30 lavoratori di un cantiere sono stati uccisi con colpi di pistola, dopo che era stato accertato che non fossero musulmani. Il vescovo ci ha detto che è fondamentale capire che in questi episodi al Shabaab identifica o comunque associa i cristiani al governo. Quindi, non si tratta di un discorso religioso, quanto politico. Il Kenya dal 2011 è in prima linea nella lotta armata contro al Shabaab. è uno dei Paesi che contribuisce in modo più significativo alla missione di pace "Amisom" che ha quartier generale proprio nell’aeroporto di Mogadiscio. Quindi, questa è una dimensione importante ed è significativo anche il discorso che ha tenuto il presidente del Kenya, Uhruru Kenyatta, ripreso dal quotidiano ‘Daily Nation’: il Kenya - ha detto - è oggetto di un attacco. È stata dichiarata contro tutti i keniani, ha proseguito, una guerra da un nemico che si nasconde dietro la religione. Questo per sottolineare come poi la dimensione religiosa non sia altro che un modo per celare un discorso differente.

D. – Tra l’altro la Somalia – che di fatto vive una guerra civile dal 1991, dalla fine di Siad Barre – è comunque territorio di milizie islamiche, ma anche di conflitti tribali e contese tra bande armate. Come vive la popolazione?

R. – Questo discorso dell’intrecciarsi di fedeltà tribali e claniche è molto importante nel sud della Somalia, nella Somalia nel suo complesso e anche nelle zone che sono state colpite nei giorni scorsi in Kenya, come Mandera, dove la popolazione è in grande maggioranza somala e musulmana. Peraltro, lì nelle ultime settimane ci sono stati grande allarme e grande preoccupazione soprattutto da parte degli immigrati interni al Kenya, che si sono trasferiti nella zona di Mandera dal centro e dall’ovest del Paese. Si tratta per lo più di lavoratori impiegati nel settore della sanità o della pubblica istruzione, che negli ultimi tempi hanno lasciato la zona sentendosi particolarmente esposti a possibili rappresaglie di al Shabaab.








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