2014-12-03 15:30:00

Migranti e salute: al via una rete nazionale di sostegno


Garantire il diritto alla salute dei migranti attraverso una rete che monitora i servizi a livello regionale. Questo lo strumento presentato in questi giorni a Roma dall’Inmp, l’Istituto nazionale per la promozione delle popolazioni migranti e per il contrasto alla povertà. Ce ne parla Elvira Ragosta:

Dal modello Lampedusa, che nell’accoglienza ha fatto scuola, divenendo base per le linee guida nazionali, ai piani dell’Emilia Romagna e Toscana, che garantiscono prestazioni pediatriche pubbliche anche ai minori senza documenti. La normativa di riferimento è quella prevista dalla conferenza Stato-Regioni del 2012 ma è applicata diversamente, anche in funzione della differente distribuzione di presenze tra Sud, regioni di arrivo, e Centro-Nord, regioni di transito o di permanenza. Sui benefici della rete nazionale lanciata per coordinare esigenze ed esperienze delle regioni, il commento di Concetta Mirisòla, direttrice dell’Istituto nazionale prevenzione salute dei migranti:

“Avere dei dati che abbiano valore scientifico, dà l’opportunità di restituire all’organo politico una base per poter fare delle scelte, attivare delle procedure per migliorare le attività comuni da un punto di vista clinico”.

Essendo per lo più giovani, i migranti che sbarcano sulle coste italiane non presentano gravi patologie fisiche. Più preoccupante, invece, è lo stato di salute psicologica, soprattutto dei migranti forzati, come afferma padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli:

“Circa un terzo delle persone sono vittime di torture o di violenze. Poi, molti di questi rifugiati non hanno delle sistemazioni alloggiative, quindi molto spesso vengono sottoposti a nuovi traumi e questo non facilita la loro integrazione e la loro crescita”.

La sfida della rete nazionale per l’assessore alla Sanità della Regione Sicilia, Lucia Borsellino:

“Ritengo appunto che il fenomeno, una volta superata la fase dello sbarco vada assolutamente gestita in egual misura in tutto il territorio nazionale, essendo poi la sfida maggiore quella del reinserimento lavorativo e nel tessuto sociale di una popolazione che altrimenti rimarrebbe in una condizione di estremo di disagio e discriminazione sociale”.








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