2014-12-03 14:54:00

Crisi Israele: elezioni anticipate il 17 marzo 2015


Si avvia al termine il terzo mandato del premier israeliano Netanyau per crisi interna alla coalizione di governo e si apre la campagna elettorale che porterà alle legislative fissate il 17 marzo. La decisione dopo la rimozione dei ministri della Giustizia e delle Finanze, in disaccordo con scelte dell’esecutivo giudicate “una deriva ultraortodossa”. Si azzera così una fase politica: quali gli obiettivi del premier e quali i riflessi per la vita d’Israele? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Storia relazioni internazionali all’Università di Firenze:

R.  – L’obiettivo che lui ha è di prolungare il suo mandato con un nuovo governo dopo nuove elezioni e di fermare il già fermo processo di pace con i palestinesi. Il problema delle prossime elezioni è che la destra, in ogni caso, le vincerà. Che poi sia la destra di Netanyahu, o la destra più estrema di Bennett, o un centrodestra nuovo che potrebbe emergere intorno alla figura di Kahlon, ex-uomo del Likud che potrebbe portare una nuova formazione, questo è tutto da vedere. Se Netanyahu esce dalle elezioni come capo del partito con più alto numero di seggi dovrebbe di nuovo essere nominato primo ministro, se mette insieme una coalizione. Se, invece, perdesse questo primato di seggi a favore di Bennett, dell’estrema destra, o anche di un altro uomo come Lieberman, questo potrebbe portare al suo tramonto personale.

D. – Questo potrebbe portare a un crescente isolamento internazionale di Israele, visto anche il processo parallelo di riconoscimento dello Stato di Palestina che in Occidente è in corso...

R. – Non isolamento in senso stretto, perché tutti questi Paesi hanno rapporti con Israele. Ma, certe condizioni favorevoli estese a Israele possono essere riviste se Israele non modifica la sua politica di occupazione nel modo in cui la applica ora.

D. – E comunque il Paese secondo lei come risponderà?

R. – In Israele c’è un enorme scontento per il costo della vita, che è legato anche alle crescenti spese militari e alle sovvenzioni agli insediamenti nel West Bank e questo potrebbe far emergere nuove posizioni centriste. Bisogna vedere però se l’elettorato continua ad affidarsi a quella sorta di "usato sicuro", che però ha prodotto enormi problemi, cioè Netanyahu, o se si affiderà ad altro. Escludo comunque una vittoria della cosiddetta sinistra, sia perché ormai è ridotta a numeri piuttosto bassi, sia perché non ha credibilità su questioni che interessano moltissimo come la sicurezza e l’economia.








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