2014-12-03 15:03:00

Cibo. Nico Lotta (Vis): i numeri della fame fanno scandalo


Per iniziativa della Caritas di Roma, in collaborazione con il VIS, Volontariato internazionale per lo sviluppo e l’Università Roma Tre, si è tenuto oggi nella capitale un convegno sul cibo. “Quando il cibo è SAPERE”, il titolo dell’ incontro che ha sottolineato diversi aspetti come la lotta alla fame, la responsabilità, la condivisione, l’educazione all’alimentazione corretta, la giustizia e gli stili di vita. Nelle intenzioni dei promotori, la volontà di contribuire anche alla riflessione che accompagnerà l'Expo 2015 di Milano e che avrà al centro il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Ma il diritto al cibo per tutti è oggi realtà o utopia? Al microfono di Adriana Masotti, il presidente del VIS, Nico Lotta:

R. – Purtroppo, ancora per molte, troppe persone è un’utopia. Il 21 novembre si è conclusa la seconda Conferenza mondiale sulla nutrizione organizzata dalla Fao e dall’Oms, a cui ha partecipato anche il Papa con un messaggio molto forte che invita a mettere al centro l’uomo. I dati che sono stati presentati in assemblea sono ancora dati inaccettabili, assolutamente inaccettabili, per un’umanità che si definisca tale. Si parla di 881 milioni di morti per fame tra il 2012 e il 2014: sono numeri dello scandalo, sono numeri dietro cui si nascondono tragedie, vite, famiglie… Per cui, ancora un diritto a un’alimentazione giusta, sana ed equa è un’utopia.

D.  – Tante sono le associazioni – la vostra, la Caritas… che si impegnano tutti i giorni per poter dare cibo a chi non ne ha. Eppure, non sembra bastare…

R.  – Quello che serve è un cambio di logica nell’impostazione dei rapporti all’interno della società, tra gli Stati. Cito ancora il messaggio fortissimo che sta dando Papa Francesco: l’economia deve essere funzionale all’uomo e non viceversa. L’uomo non deve essere sfruttato per l’economia. Fin quando non ci sarà questa rivoluzione copernicana, mettendo l’uomo al centro e le strutture al servizio, e invece il profitto sarà l’unico fine da perseguire nell’ambito delle relazioni sociali, economiche e politiche, le associazioni come le nostre continueranno a tamponare un’emergenza. Ma sarà difficile agire per garantire a tutti i diritti, a partire dal diritto al cibo, il diritto alla salute e il diritto all’educazione, che sono ovviamente compenetrati e conseguenti del diritto primario al cibo.

D. – Il cibo, avete detto, è anche relazione. Che cosa è emerso al Convegno su questo aspetto?

R. – E’ emerso intanto che accanto a quelle che sono le politiche dei governi, è importantissimo il ruolo e la responsabilità di ognuno di noi. L’appello e l’invito alla solidarietà, come strumento di condivisione sul cibo, è una cosa che riguarda direttamente la sfera personale, la sfera delle nostre famiglie. Il cibo, quindi, è un momento di incontro, un momento di cambio interculturale, un momento di condivisione che ognuno di noi è chiamato a fare.

D. – Che cosa ha a che fare il cibo con l’etica e con l’educazione?

R. – Il concetto che noi portiamo avanti come comunità salesiana, che si occupa di educazione, è il nutrire. Il nutrire ha moltissimi aspetti. Padre Zanotelli diceva che l’uomo non è un tubo digerente, è molto di più. L’uomo va nutrito in tutte le sue dimensioni, in particolar modo per noi il diritto al cibo e il diritto all’educazione sono due diritti profondamente connessi.

D. – Che cosa ognuno di noi può fare nel suo rapporto col cibo, per rispettare il cibo e rispettare gli altri?

R. – Intanto, la prima cosa che si deve fare, secondo me, è informarsi, conoscere, capire. Oggi, abbiamo citato una frase di mons. Camara, il vescovo dei poveri, come era definito in Brasile, che diceva: “Se io do da mangiare ad un povero, mi chiamano santo; se io chiedo perché il povero non ha cibo, mi accusano di essere comunista”. Questa è appunto una dicotomia che spesso capita. Ci si accontenta di fare la prima parte, quindi opere di assistenza, e non ci si chiede il perché delle cose. Il primo dovere è informarsi. A questo segue il capire, nella sfera della mia famiglia e della mia responsabilità personale, in che misura ho la possibilità di condividere e di spezzare il pane con il fratello.

D. – Non ultima la responsabilità di non sprecare il cibo…

R. – Assolutamente. La cosa che stride sono i numeri dello spreco e i numeri della malnutrizione, che non sono legati solo alla denutrizione, ma anche all’obesità. E’ impressionante capire come anche il cattivo uso del cibo, l’abbondanza di cibo, le famose malattie del benessere, provocano dei danni ai nostri giovani e anche a molti adulti. Da un lato, centinaia di morti per fame, dall’altro, milioni di persone che soffrono di malattie legate all’eccesso di cibo. Questa penso sia la fotografia più emblematica del tempo che stiamo vivendo.

D. - La giustizia, insomma, la distribuzione andrebbe a vantaggio di tutti…

R. – Esatto, esatto.








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