2014-11-28 15:14:00

Namibia: si eleggono presidente e parlamento


In Namibia, sono aperti i seggi per le elezioni presidenziali e parlamentari, che per la prima volta utilizzeranno il sistema di voto elettronico. Il capo di Stato uscente, Hifikepunye Pohamba, ha terminato il suo secondo mandato e per legge non può essere rieletto. Ma la tornata dovrebbe riconfermare la supremazia del suo partito, lo “Swapo”, anticolonialista e antiapartheid, che ha vinto tutte le elezioni dal 1990, anno dell’indipendenza dal Sudafrica. Corinna Spirito ne ha parlato con il direttore di Africa Express, Massimo Alberizzi:

R. – Dobbiamo pensare che la Namibia non è un Paese africano. Cioè, è sicuramente in Africa – geograficamente – ma in queste elezioni, per la prima volta, in tutto il continente viene inserito il voto elettronico. Quindi, questo fa già capire che è un Paese un po’ diverso rispetto ai Paesi tipici africani. Il partito di governo, che è lo Swapo, e peraltro dato sicuramente per vincitore, ha fatto una politica in questi anni che oserei definire europea, nel senso che ci sono partiti politici, ci sono opposizioni, ci sono giornali, persino giornali in tedesco, perché se è vero che la lingua ufficiale è l’inglese, il tedesco viene parlato abbastanza regolarmente. È un Paese in grande sviluppo, dove si può facilmente investire bene, non ci sono grossi problemi di sicurezza… Esistono delle contraddizioni anche in Namibia, però tutto sommato è un Paese dove si vive bene e che è sulla strada dello sviluppo.

D. – Parliamo di uno Stato molto giovane. In 24 anni di indipendenza dal Sudafrica ha conquistato un’identità politica e culturale?

R. – Sì. E come ha conquistato un’identità nazionale? Bè, semplicemente con la ridistribuzione delle risorse, cioè non è un Paese dove una famiglia o due o dieci detengono le risorse economiche. Certo, anche lì c’è la borghesia che è più ricca, ci sono anche i proletari, però è un Paese che ha conquistato l’identità ridistribuendo la ricchezza. Adesso in Namibia ci sono le famiglie che sono la borghesia, ecco; benestanti che vivono bene e non costrette alla povertà. Attenzione: tra le altre cose, è un centro di immigrazione molto forte perché dall’Angola, poverissima e governata praticamente da una dittatura, e dallo Zimbabwe, accanto, vengono in Namibia a lavorare. È diventata un centro di raccolta degli emigranti in cerca di lavoro perché lavoro in Africa non ce n’è molto, in questo momento.

D. – Quali saranno le prime sfide per il prossimo presidente?

R. – Secondo me, continuare con questa politica perché ovviamente ci sono anche lì tentativi autoritari, anche se non sono paragonabili al resto dell’Africa. Quindi deve continuare su questa strada evitando una concentrazione delle ricchezze che potrebbe far tornare il Paese indietro.

D. – In una lettera pastorale, i vescovi della Namibia hanno ricordato l’importanza delle elezioni per rafforzare la democrazia del Paese. Cosa ne pensa?

R. – È giusto, perché c’è sempre il rischio che ci sia una disaffezione per la democrazia: lo vediamo anche nel nostro Paese; quindi a maggior ragione in altri dove, se hanno cominciato all’inizio a votare in tantissimi, con alte percentuali, poi, pian piano, le percentuali sono scese perché pensano: “Non cambia niente”. Però, devo dire che questo rischio in Namibia comunque è abbastanza lontano.








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