2014-11-26 16:18:00

Papa a Strasburgo, (il gesuita Larivera): "E' nella trascendenza che ci si può incontrare per costruire una complessità dinamica"


"Il Papa a Strasburgo ha parlato all'Europa, andando però molto al di là dell'Unione europea e dei suoi problemi. E quando ha detto che l'Europa sembra una nonna ha voluto intendere che essa non deve pensare solo in termini di sicurezza, di tutela dei confini, di recupero e impiego delle risorse energetiche, di consolidamento di certe posizioni finanziarie solo in virtù di scongiurare il fallimento, non per lo sviluppo". Il gesuita Luciano Larivera (Civiltà Cattolica), esperto di politica estera e questioni economiche di politica internazionale, commenta ai nostri microfoni i discorsi che Francesco ha rivolto ai rapprentanti del Parlamento europeo e al Consiglio d'Europa.

Ma che cosa frena l’Ue? "Una grande sfiducia reciproca e anche interferenze di realtà esterne che tentano di fare accordi con alcuni e non con altri. Questo mina un po’ la percezione di un’Europa unita. Ma ricordiamoci che l’Europa non si percepisce unita perché ha un obiettivo egemonico nel mondo. Il fatto di avere un nemico non unisce più, per fortuna. Non ci sono dunque più questi fattori coagulanti e dall’altra parte gli elementi culturali non sono così forti. Ciò che andrebbe valorizzato è il fatto che l'Europa significa anche una missione - precisa il gesuita - cioè valorizzare i regionalismi, le realtà locali, le minoranze, trovare meccanismi di rappresentanza che funzionino. Tutto questo perché possa esercitare il proprio soft power in maniera virtuosa e non in senso minaccioso". 

"La progettualità è quella che costruisce", ribadisce Larivera. "Non che l'Europa non ne abbia di progetti ma di fatto sono legati alla propria sicurezza e sempre più ne avrà di tipo militare. Invece deve potenziare i progetti commerciali, di infrastrutture, non può restare sola né lasciare sole le sue nazioni. Insomma, essa deve riconcepirsi in maniera dinamica". 

La metafora iconografica a cui ha fatto ricorso il Papa pensando al dipinto della Scuola di Atene di Raffaello per spiegare l'importanza della dimensione trascendente nella gestione degli affari politici ed economici dell'Europa, "è molto interessante perché rivela l’approccio più pratico che l’Europa può avere", precisa Larivera. "La dimensione trascendente è proprio il luogo dove ci si incontra, dove ci si riconosce, dove ci si rende conto che c’è qualcosa che relativizza il potere, la sovranità. Quello della trascendenza diventa un terreno neutro di rispetto. Se ci si ritrova sul trascendente allora si può relativizzare anche una certa interpretazione della storia che talvolta diventa capziosa. E’ nella trascendenza che poi scopriamo la nostra diversità. E - aggiunge ancora Larivera - quando il Papa parla di anima fa un discorso molto concreto. Perché non c’è nulla di più concreto dell’anima, che non è una roba immateriale, gassosa, astratta. Senza il principio dell’incarnazione tutti i principi diventano uno strumento di autodifesa o di svilimento dell’altro". 

Il Papa ha insistito sulla necessità che i rapporti tra le persone devono essere ‘inter’ e non ‘multi’. Cogliere la differenza tra queste due particelle è essenziale: "Il 'multipolare' spesso implica cammini paralleli. Mentre il dialogo interdisciplinare comporta che per risolvere i problemi bisogna collaborare. Il Papa non dice che bisogna creare una mega capitale internazionale, un mega governo internazionale che rischierebbe di essere qualcosa di utopico, minaccioso e inutile". Il Papa dice che la complessità europea (l'Ue è il sistema organizzativo più complesso al mondo) deve essere una complessità vitale, organica, che si allarga ad altri soggetti internazionali, altrimenti subentra il meccanismo della delega, la deresposabilizzazione". 

In che senso i discorsi i messaggi del Papa a Strasburgo preparano la strada del viaggio in Turchia? "Sono fondamentali nella misura in cui ci rendiamo conto che vanno ripensate le relazioni in maniera molto costruttiva e collaborativa. La Turchia è un ponte strategico perché è un attore che può stabilizzare o destabilizzare il Medio Oriente". 

 








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