2014-11-25 14:29:00

Violenze Ferguson. Obama: questione razziale aperta


Parlerà nel pomeriggio dalla Casa Bianca il presidente Obama sugli episodi di violenza e sulle accese proteste che nella notte hanno segnato diverse città americane, con una trentina di arresti. La rabbia è esplosa dopo la decisione del Grand Giurì di non procedere all'incriminazione di Darren Wilson, il poliziotto che il 9 agosto scorso a Ferguson nel Missouri sparò e uccise il 18.enne afroamericano, Mike Brown. “E’ una questione che riguarda tutta l’America", ha ammesso il presidente Obama, invocando la calma. Ciò significa che la questione razziale è ancora forte e presente nel tessuto sociale? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Stefano Luconi docente di Storia degli Stati Uniti all’Università di Padova:

R. – Assistiamo alla fine dell’ennesima grande illusione suscitata dall’elezione di Barak Obama, che è il primo afroamericano a sedere nello Studio ovale e che avrebbe significato, in qualche modo, il superamento della questione razziale. In realtà, esistono ancora profonde disparità non soltanto in termini di Polizia che continua a ritenere che individui di colore afroamericani, ma anche ispanici, siano dei sospetti rispetto all’individuo di cosiddetta razza bianca. Ci sono degli elementi difficilmente confutabili. Basti pensare alla disoccupazione: la disoccupazione dei neri è più del doppio della disoccupazione dei bianchi. Quindi esiste una distanza, che la presidenza di Obama non è riuscita a colmare.

D. – Può tornare a essere o è una minaccia reale di ordine pubblico?

R. – E’ un problema chiaramente di ordine pubblico nell’immediato, ma il problema è la mancanza di identificazione da parte dell’afroamericano medio nel sistema giudiziario.

D. – Negli anni che restano al presidente Obama, cosa fare per andare oltre Ferguson?

R. – E’ necessario un sistema giudiziario che sia meno prevenuto in termini razziali. Ci sono delle statistiche su Ferguson che dimostrano come la stragrande maggioranza di arresti, di fermi di polizia e di perquisizioni siano fatte in maniera sistematica con oggetto “individui di colore”. È un pregiudizio da rimuovere e c’è anche da fare una maggiore attenzione alle forze di Polizia, che dovrebbero riflettere in maniera più accurata sulla composizione della comunità in cui operano. I due terzi della popolazione di Ferguson è composta da residenti afroamericani, eppure l’amministrazione locale è nelle mani dei bianchi e questo dà un senso alla comunità afroamericana di impotenza… Allora, se non ci si indentifica nelle istituzioni, la risposta a questi episodi è quella di una violenza molto spesso sterile e velleitaria, ma che sembra l’unica soluzione. Poi, c’è il problema del perché gli afroamericani che sono la maggioranza non riescano a controllare l’amministrazione locale: questo è un altro problema legato a una disaffezione, a una difficoltà di mobilitazione dell’elettorato afroamericano. Però, se non si ricompone la distanza che separa le istituzioni dalla comunità nera, la violenza purtroppo diventa l’unica risorsa apparente nelle mani degli afroamericani, che si sentono oggetto di soprusi e di forme di discriminazione.

D. – Il presidente Obama prenderà la parola quando qui saranno circa le 17.00. Potrebbe fare una dichiarazione imprevista?

R. – Il presidente di tutti gli statunitensi non potrà che tornare su appelli alla calma e appelli alla rinuncia alla violenza. Fra l’altro, dal punto di vista istituzionale Obama ci ha messo tutto il suo possibile per dare garanzie agli afroamericani. E fra l’altro – e questa potrebbe essere una possibile soluzione – in parallelo all’inchiesta del Gran Giurì che non ha incriminato Darren Wilson ieri, c’è una inchiesta del Dipartimento di Giustizia e questa inchiesta potrebbe portare ad una incriminazione. Questa potrebbe essere una soluzione, però non è una soluzione che dipende dal presidente, ma dipende dal Dipartimento di Giustizia.








All the contents on this site are copyrighted ©.