2014-11-24 14:56:00

Tunisia, elezioni serene. L'esperta: primavera araba alle spalle


Le elezioni presidenziali di ieri in Tunisia si sono tenute nella massima tranquillità. Le imponenti misure di sicurezza non sono state necessarie, nonostante l’alta affluenza alle urne. Segno della ripresa quasi totale del primo Paese della "primavera araba". Ci spiega perché, al microfono di Corinna Spirito, la studiosa di storia del Nord Africa, Leila El Houssi:

R. - Le elezioni di ieri e le elezioni legislative che si sono tenute alla fine di ottobre hanno dimostrato che la Tunisia è diversa rispetto all’altra realtà del mondo arabo. La transizione è stata molto lineare. I tunisini hanno risposto, hanno deciso di votare in maniera tranquilla sostanzialmente. Questa è la cosa più importante, al di là del risultato del voto e di come questo sia andato. Forse, è una giornata storica per questo motivo.

D. - La Tunisia è l’unico Paese della rivoluzione araba che sembra aver raggiunto una stabilità. Quali sono le caratteristiche di questo modello vincente?

R. - Le caratteristiche del modello vincente della Tunisia dipendono dalla sua storia. E' una storia si è distinta per il fatto di essere un Paese - come ho sempre definito anche nel mio libro - transculturale, un Paese dove varie culture si sono sempre incontrate. E' la storia di un Paese che ha sempre creduto nel dialogo. Purtroppo, spesso succede, che la Tunisia venga definita come un Paese che sostanzialmente sia nato all’indomani delle rivolte. In realtà, si tratta di un Paese che nasce molto prima, che ha sviluppato un percorso lineare tutto sommato, e ha fatto in modo che questo modello continuasse ad esistere.

D. - Quali sono i principali problemi con cui il futuro presidente è chiamato a confrontarsi?

R. - Sicuramente, una delle questioni fondamentali del Paese sarà l’aspetto economico, anche perché sappiamo benissimo che la Tunisia comunque vive una crisi economica forte già da molto tempo. Una crisi economica che è chiaramente internazionale e che, come sappiamo, si è riversata nei Paesi del Nord Africa. Questa crisi va fronteggiata in maniera abbastanza veloce, perché credo che questo sia il problema principale. È un Paese in cui c’è un alto tasso di disoccupazione e che all’indomani della rivolta si è trovato anche con un’industria del turismo in netto calo…

D. - Come è cambiata l’immagine della Tunisia all’estero negli ultimi anni?

R. - Credo che prima l’immagine della Tunisia fosse l’immagine edulcorata di un regime che descriveva il Paese come un Paese in cui non accadeva nulla: di fatto, una meta turistica. In realtà, era un Paese che aveva delle problematiche importanti in cui c’è stato un sistema molto forte di repressione di cui non si sapeva quasi nulla. È cambiato nel senso che finalmente la Tunisia è stata scoperta anche a livello occidentale. Si è scoperto che esisteva Paese in cui c’erano dei problemi, dove c’erano delle questioni molto gravi, a partire dalla dittatura spietata del regime precedente. È un Paese che ha deciso di non obbedire più alla paura, ma di uscire da quel sistema della paura che gli era stato inflitto.








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