2014-11-22 14:22:00

Video choc: Jihadisti dell'Is addestrano bambini ad uccidere


“Sarò uno di quelli che sgozzerà gli infedeli”: questa una delle frasi choc rilasciate dai bambini protagonisti del nuovo video propaganda diffuso dal sedicente Stato islamico (Is). Pubblicato su Youtube per poche ore, prima di essere rimosso, il video mostrava immagini di bambini che vengono addestrati ad uccidere. A commentarle, al microfono di Corinna Spirito, è il portavoce italiano dell’ Unicef, Andrea Iacomini:

R. – Innanzitutto, proprio nei giorni in cui il mondo celebra i 25 anni della “Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, che proprio nei suoi articoli più importanti prevede la protezione del bambino in qualsiasi situazione esso si trovi, ci troviamo a dover commentare oggi qualcosa di incredibile: cioè l’utilizzo di bambini per fini che naturalmente riguardano l’uccisione, la morte. È davvero qualcosa di aberrante che non vorremmo mai vedere. Peraltro, queste immagini ci danno il senso di una situazione che va via via degenerando e che purtroppo vede i bambini sempre più coinvolti in situazioni davvero critiche da questo gruppo armato. Se pensiamo che prima dell’estate questi bimbi erano già stati vittime di abusi, di sfruttamento, di violenza, utilizzati come soldati – perché non dimentichiamo che Is reclutava molti di loro tra le proprie file proprio come soldati, oppure per utilizzarli come portantini, come cuochi, qualcun altro addirittura per fare da messaggero da una parte all’altra delle zone in conflitto. Oggi addirittura siamo di fronte alla più grave violazione della “Carta internazionale sui diritti”, nello specifico proprio di uno dei protocolli opzionali che prevede la protezione dei bambini dall’utilizzo per fini bellici. Il senso di questo video dà la misura di una situazione che si fa sempre più pericolosa e che incredibilmente colpisce ancora le fasce più deboli. Addestrare un bambino a uccidere è quanto di più pericoloso e dannoso possa esserci, anche perché incitare all’odio con il volto di un bambino è quanto di più increscioso possiamo vedere in questi giorni.

D. – Una parte del video mostra dei bambini seduti ai banchi, quasi a voler presentare l’addestramento ad uccidere come una vera e propria scuola alternativa …

R. – Ecco: i bambini devono andare a scuola ad imparare quali sono i propri diritti. Noi come Unicef parliamo di scuola e di istruzione in tutto il mondo, per rendere consapevoli i bambini dei propri diritti, spesso anche rispetto a culture che li danneggiano, che li violentano. Per quanto riguarda le bambine, noi spesso affermiamo che in alcuni Paesi del Sudest asiatico e del Medioriente, per loro andare a scuola significa – e penso all’esperienza di Malala – studiare per acquisire le battaglie che in futuro dovranno condurre per la libertà, per l’uguaglianza nei propri Paesi, dove spesso queste cose mancano. Quei banchi, per noi, significano futuro, non indicano morte. E quindi, ancora una volta, noi non proponiamo un modello alternativo: infatti, non esiste un modello alternativo. Ce n’è uno solo ed è quello di dare la possibilità a tutti – come fa l’Unicef nel mondo – a tutti i bambini, di andare a scuola per imparare la pace, la convivenza, l’uguaglianza, la libertà. Certamente, non la guerra.

D. – Cosa può fare la comunità internazionale per questi bambini?

R. – Questi bambini vanno assolutamente protetti; questi bambini devono essere identificati, se possibile, e sottratti – ma immaginiamo quanto sia difficile – da queste situazioni. Io mi immagino adesso una risposta molto forte da parte di tutte le organizzazioni internazionali, dalla comunità degli Stati, perché davvero si levi un coro unanime contro l’utilizzo dei bambini per questi scopi. Non vorrei che adesso al bambino soldato si aggiunga questa figura del bambino che, tramite nuove tecnologie e i video, incita all’odio, alla violenza e alla morte: no, questo non è accettabile.








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