2014-11-22 13:18:00

Grave attentato terroristico in Kenya: 28 morti


Grave attentato terroristico in Kenya ad opera del gruppo Al Shabaab, legato ad al Quaeda. Sono 28 i morti accertati. I miliziani hanno fermato un autobus di turisti diretto a Nairobi, separato i passeggeri musulmani da quelli non musulmani, costringendo questi ultimi con la forza a leggere alcuni versi del Corano per poi assassinarli. L’attacco brutale è avvenuto in una zona al confine con la Somalia. Le autorità keniote hanno confermato che al momento dell’assalto a bordo c’erano 60 persone. Al microfono di Cecilia Seppia, il commento di Arduino Paniccia docente di Studi Strategici all'Università di Trieste:

R. – Le modalità di questo attacco sono, per certi versi, assolutamente nuove e molto gravi: ricordano esecuzioni che speravamo di non dover vedere più con la separazione tra musulmani e cristiani. Gli attacchi in Kenya sono stati numerosi, circa 135 negli ultimi tre anni, quindi un’offensiva che Shabaab e la casa madre Al Qaeda stanno compiendo nel Corno d’Africa per riconquistare terreno e forse anche in una fase di grande imitazione dell’Isis e di quello che sta succedendo a ridosso della Siria e dell’Iraq. Le operazioni dell’Unione Africana inoltre hanno scarsi risultati e soprattutto continuano ad essere utilizzati i droni che tuttavia – ormai è abbastanza chiaro – non sembrano avere assolutamente colpito al cuore l’organizzazione terroristica.

D. – Quindi, una sorta di emulazione del "modus operandi" dello Stato islamico. È anche vero che Al Shabaab in questo momento, come Al Qaeda in generale, sta subendo una crisi e quindi sostanzialmente è come se volesse recuperare un’immagine e lo fa con gesti, azioni brutali …

R. – Certamente, c’è una necessità da parte dei seguaci e dei finanziatori di recuperare un’immagine ma, soprattutto, di recuperare territorio. Non a caso, le operazioni si sono estese anche in altri Paesi limitrofi. Comunque, il vero obiettivo è colpire l’esercito e le forze di polizia keniote che hanno partecipato attivamente ai combattimenti in Somalia.

D. – È stato colpito un bus di turisti. L’obiettivo sicuramente di Al Shabaab resta comunque quello di mettere in ginocchio anche l’economia keniota che si regge sul turismo…

R. – Sì, una strategia già seguita in altri Paesi. L’Egitto, tanto per citarne uno, ma anche Paesi della sponda nordafricana. Certamente, come dicevo, il tentativo, sempre nella strategia qaedista, è quello di allargare la zona di operazioni, coinvolgere più Stati, coinvolgere anche Stati che in qualche modo poi dimostrino di avere degli interessi e delle capacità diverse. Quindi, fare entrare in contraddizione la coalizione stessa e questa è una tipica strategia di Al Qaeda, cercando di minare anche le basi economiche.

D. – Con l’espandersi dello Stato islamico, il fronte del terrorismo si è un po’ spaccato e risulta diviso anche al suo interno: è importante spiegare che Al Qaeda e Al Shabaab, che ovviamente appartiene ed è legato ad Al Qaeda, come lo Stato islamico siano frammentati, quindi è difficile anche riconoscerli…

R. – Sì, dobbiamo anche ricordare che una delle conseguenze della globalizzazione è sempre quella di portare una frammentazione alla propria base e quindi persino i terroristi non possono sfuggire a questa regola. Quello che secondo me l’Occidente, la stessa Europa, gli Stati maggiori non fanno è dedicare oggi la dovuta, assoluta attenzione a delle riflessioni che non siano soltanto delle riflessioni tattiche operative sul terreno, cioè correre ai ripari solo quando hanno fatto inginocchiare e hanno ammazzato i cristiani. Bisogna cercare di avere anche azioni preventive e, come dire, una strategia più coesa.








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