2014-11-19 15:36:00

Dalla libreria al teatro: “Le guerre delli atomobilisti” in scena a Roma


Va in scena al Teatro “L’archivio 14” di Roma, da domani a domenica prossima, lo spettacolo “Le Guerre delli atomobilisti”, satira sulla degenerazione del cittadino sotto la specie dell’automobilista. L’opera, che ha il patrocinio dell’Associazione italiana familiari vittime della strada (Aifvs), è una lettura teatrale che vede sul palco il nostro collega Fabio Colagrande, regista della messa in scena assieme a Roberto Sandrucci. Proprio quest’ultimo è l'autore del libro, pubblicato da Aracne, alla base della pièce. Alessandro Gisotti lo ha intervistato:

R. – Innanzitutto è una satira e quindi è un testo in cui si ride, ma con la consapevolezza che le cose di cui si ride siano tragiche. Gli automobilisti di cui racconto nel libro, e poi messi in scena con Fabio Colagrande, sono tutte quelle persone che vivono la strada come arena quotidiana, in cui affermarsi come soggetti sociali, con il corollario, direi drammatico, che l’affermazione sociale ai nostri giorni avviene secondo modelli economici, politici di sopraffazione, di prevaricazione, che sono violenti e sprezzanti delle regole. Le auto di cui si parla, evidentemente, non sono più semplici mezzi di trasporto: sono prodotti industriali che il marketing ha caricato di valenze ideali. E allora le persone in questo oggetto che è l’automobile cercano quella libertà, quella felicità, quella bellezza che evidentemente non riescono a cercare altrove.

D. – Significativamente lo spettacolo ha il patrocinio dell’Associazione dei familiari vittime della strada. Peraltro, recentemente, anche salutati da Papa Francesco…

R. – Se vediamo i dati Istat-Aci si parla per il solo 2013 di quasi 3800 morti e - leggevo - dal ’52 ad oggi si parla di 14 milioni di feriti. Il termine “guerra” mi sembra molto opportuno. Peraltro in questo testo, e così nello spettacolo, che poi è una lettura interpretata, recitata, non è che l’automobilista satireggiato sia l’automobilista ubriaco o che ha fatto uso di stupefacenti: è l’automobilista medio, ridotto appunto ad atomo. Un individuo, cioè, che praticamente non riesce più a sentirsi parte della collettività, che non ha più un codice etico di riferimento, un codice civico. E’ un uomo solo, un individuo solo, allevato nella rabbia, allevato nel conflitto e che, pertanto, questa rabbia e questo conflitto mette in atto sulle nostre strade, dentro le automobili.

D. – Sembra abbastanza naturale immaginare che da parte sua e di Fabio Colagrande, che condivide questa avventura teatrale, ci siano anche delle aspettative che questa opera possa parlare alle coscienze…

R. – Assolutamente. Il patrocinio che ricordava lei dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada è ovviamente qualificante ed è anche per noi una connotazione dello spettacolo. Anche il genere stesso, che io ho utilizzato, che ovviamente nello spettacolo è riportato, trae fondamento proprio da un universo, che è quello della critica sociale e anche della proposta sociale. Non si tratta di – come dire – uno spettacolo di intrattenimento. E’, però, appunto uno spettacolo che vorrebbe parlare alle coscienze e risvegliare queste coscienze; portare a riflettere su che tipo di automobilisti siamo e anche perché la nostra società, la nostra cultura, la nostra civiltà è arrivata a questo punto di perdita delle regole, dei codici, dell’attenzione verso la collettività.








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