2014-11-14 12:31:00

Nato: sostegno all'Ucraina. Violenze a Lugansk: uccisa bimba


Ucraina al centro dell’attenzione internazionale, soprattutto dopo il sostegno dichiarato dalla Nato alla piena sovranità di Kiev. Russia e Ucraina si rimpallano le responsabilità per  possibili sconfinamenti di Mosca nel sud-est del Paese, dove  sarebbero già presenti almeno “7.500 militari” inviati dal Cremlino. Intanto sul terreno ancora scontri e vittime, mentre lunedì il Consiglio per gli Esteri europeo valuterà altre sanzioni nei confronti della Russia. Per un’analisi della crisi ucraina, Giada Aquilino ha intervistato Luciano Bozzo, docente di Relazioni internazionali all’Università di Firenze: 

R. – L’affermazione del segretario generale è in qualche maniera dovuta, scontata. Evidentemente la Nato non può accettare quelle che sono una manifesta violazione e una minaccia di ancora più grave violazione delle norme di diritto internazionale. La crisi - per quanto, in parte almeno, trascurata dai media in queste ultime settimane, in virtù del fatto che ci sono crisi almeno apparentemente più serie, sto pensando soprattutto al Medio Oriente e poi al caso di ebola - in realtà pare preoccupante. Sul campo non c’è affatto una situazione di tregua. La guerra, in realtà, continua con una certa intensità ed è notizia degli ultimi giorni l’apparente penetrazione nei territori, nelle regioni contese dell’Ucraina, di nuove truppe provenienti dalla Federazione Russa e anche di armamenti pesanti.

D. – Tra l’altro, sono aumentati i voli militari russi a ridosso dello spazio aereo europeo, ma anche verso il Golfo del Messico, il Pacifico orientale… Forse era dai tempi della “guerra fredda” che gli aerei militari di Mosca non sorvolavano spazi così ampi…

R. – Sì, le violazioni dello spazio aereo in Occidente, in Europa occidentale intendo, e altrove si sono susseguite a partire dalla scorsa estate. A questi episodi se ne sono aggiunti altri altrettanto preoccupanti: una nave per ricerche oceanografiche finlandese, nei confronti della quale si è tentato di effettuare pressioni, da parte russa, perché cambiasse la propria rotta nel Golfo di Finlandia; il caso del cosiddetto sottomarino fantasma nell’arcipelago di fronte Stoccolma; il rapimento di un membro dei servizi di intelligence e di sicurezza in Estonia; e molti altri casi, in realtà. Recentemente anche il governo britannico si è lamentato vibratamente di violazioni del proprio spazio aereo. A me pare che la Federazione Russa stia praticando una politica volta a saggiare le reazioni e la capacità anche di reazione e di intervento militare dell’Occidente: una politica molto muscolare, proprio ispirata a quelle che sono le condizioni sul campo e all’evolvere della crisi in Ucraina.

D. – Lei parlava di politica “muscolare”; molti analisti dicono che di fatto sono ai minimi termini le relazioni tra Russia, Stati Uniti ed Europa. E’ davvero così o comunque dietro ci sono dei giochi geopolitici già visti, studiati?

R. – Giochi ci sono e sono naturalmente già visti, nel senso che si tratta del confronto tra una grande potenza, che forse in Occidente troppo spesso negli ultimi anni si è dimenticato essere tale, ovvero la Federazione Russa, erede dell’Unione Sovietica, a sua volta erede della potenza zarista. Si tratta, appunto, delle relazioni di potere tra questa grande potenza e quelle che sono altre potenze, in particolare nella fattispecie gli Stati Uniti e la Nato. In questo, per certi versi, non c’è niente di nuovo, per quanto sia nuova la situazione, visto che dopo la fine della “guerra fredda” - abbiamo festeggiato appunto il 25.mo anniversario dal crollo del muro di Berlino - forse ci si è illusi che la situazione in Europa potesse prendere un indirizzo diverso da quello che pare voler prendere in questi ultimi anni. Io considero la crisi in corso una crisi preoccupante. Credo che non debba affatto essere trascurata, perché questa è una crisi nel cuore dell’Europa, è una crisi nella quale la Nato potrebbe trovarsi direttamente impegnata - di fatto già lo è - ed  è una crisi della quale in questo momento non si vede la soluzione. Non credo che la Russia sia disponibile ad accettare compromessi al ribasso, per quello che riguarda la situazione in Crimea e forse anche per quello che riguarda le regioni orientali, in seno all’Ucraina, che rivendicano l’autonomia.








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