2014-11-12 13:42:00

Mons. Nykiel: sigillo della Confessione è sempre inviolabile


Sono più di 200 i partecipanti iscritti al Convegno che si apre oggi pomeriggio al Palazzo della Cancelleria a Roma, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica e dedicato al tema “Il sigillo confessionale e la privacy pastorale”. Fabio Colagrande ne ha parlato con mons. Krzysztof  Nykiel, Reggente della Penitenzieria. 

R. – Il tema del segreto confessionale è particolarmente connesso con il vissuto dell’epoca corrente.  Non è una novità che, nella cultura cosiddetta mediatica, la gente sia sovraccaricata da troppe informazioni, stressata dagli innumerevoli dati di cronaca o semplicemente stanca perché quotidianamente condotta nel vortice della vivisezione e dell’esibizione delle esperienze e dei fatti vissuti. Perciò, l’uomo moderno ha bisogno di trovare uno spazio dove poter essere ascoltato, aprire la propria coscienza e avere la certezza di essere custodito e salvaguardato. Quale spazio migliore del confessionale? Chiunque si accosta al confessionale può sperimentare infatti gli effetti pacificanti e salutari del perdono incondizionato di Dio e, nello stesso tempo, ha il diritto di avere l’assoluta certezza che ciò che ha confessato nel Foro interno sacramentale rimarrà per sempre sigillato, anche dopo la sua morte.

D. – Attualmente, c’è una perdita del senso del peccato? Quali sono le cause?

R. – E’ vero. Soprattutto tra i giovani, assistiamo ad una diminuzione sempre crescente del senso del peccato. La causa principale di tale perdita, credo, sia da individuare fondamentalmente nell’estromissione di Dio dall’orizzonte culturale moderno. Molte persone non mettono più Dio al centro della loro vita. Non gli riconoscono il primato che gli spetta. Tutto è lecito. Tutto è permesso. La “mia personale opinione” è la sola verità. E’ questa difficoltà dell’uomo moderno a riconoscere il peccato e il perdono che spiega, alla radice, anche le difficoltà della pratica cristiana della confessione o riconciliazione. Noi che prestiamo servizio in questo Tribunale di misericordia e di grazia siamo molto grati al Santo Padre Francesco per i Suoi numerosi interventi e incoraggiamenti rivolti ai fedeli di non dubitare mai di questa verità che la misericordia di Dio è sempre più grande  di ogni peccato, e quindi di accostarsi con fiducia al Confessionale.

D. – Da quando nella Chiesa si è attribuito particolare importanza al sigillo confessionale?

R. – Praticamente da sempre. La Chiesa, fin dalle origini, ha attribuito particolare rilevanza alla riservatezza dell’incontro tra il fedele e il sacerdote nell’amministrazione del Sacramento della Penitenza. Ma è con il Concilio Lateranense IV (1215) che un canone sancisce per la prima volta il suo obbligo morale e giuridico come legge universale della Chiesa, prevedendo gravi sanzioni per i sacerdoti che lo infrangono.    

D. – In che modo la legislazione vigente della Chiesa disciplina e regola il sigillo confessionale?

R. – L’attuale codice, al canone 983, recita così: “Il sigillo sacramentale è inviolabile; per questo è vietato al confessore di tradire, anche parzialmente, il penitente con parole o in qualsiasi altro modo e per qualsiasi causa”. Questo principio dell’assoluta inviolabilità del sigillo sacramentale vuole tutelare la santità del Sacramento stesso e il buon nome del penitente. Il sigillo confessionale, va ricordato, rappresenta un elemento sostanziale, qualificante e dirimente del Sacramento della Penitenza, perché rivela e palesa sostanzialmente il carattere divino del Sacramento, che è motivo essenziale della causa perché questo sia e debba essere sempre rigorosamente “auricolare” e non pubblico.

D. – Quali ricadute positive si aspetta la Penitenzieria, soprattutto nell’ambito pastorale, sui confessori e i sacerdoti in cura d’anime, dallo svolgimento di questo Convegno?

R. – Certamente, quello di fare maggiore attenzione nel custodire il segreto della confessione, fosse anche a costo della propria vita come è accaduto a San Giovanni Nepomuceno, che accettò di essere gettato nella Moldava e morire annegato piuttosto che tradire il segreto della Confessione. La Chiesa è talmente gelosa della santità del sigillo sacramentale, che neppure la morte del penitente potrà sciogliere il confessore da questo vincolo. La legge del sigillo sacramentale non ammette eccezioni. Nessun confessore può esserne dispensato, anche se nel voler rivelare il contenuto di una Confessione intendesse evitare un grave e imminente male.

D. – Eccellenza, il Sacramento della Penitenza è una opportunità per aiutare i credenti ad accogliere Cristo nel loro cuore. Può meglio specificare, anche dal punto di vista canonico, che importanza ha il confessionale in questo incontro personale ed intimo con il Signore?

R. – I cristiani battezzati hanno la certezza di ricevere il perdono di Dio esclusivamente accostandosi al Sacramento della Penitenza. Infatti, il vigente Codice di Diritto Canonico afferma che “la confessione individuale ed integra e l’assoluzione costituiscono l’unico modo ordinario con cui il fedele, consapevole del peccato grave, è riconciliato con Dio e con la Chiesa” (canoni 959-960). Papa Francesco, nell’udienza generale del 19 febbraio, ha sottolineato questa importanza e peculiarità della confessione individuale: “Non basta chiedere perdono al Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa”. Quando il penitente entra nel confessionale, egli si accosta realmente all’amore del Padre, entra nel cuore misericordioso di Dio che è l’unico capace di guarire le ferite dell’anima, di togliere il peccato che ci impedisce di rimanere nell’amicizia con Lui.








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