2014-11-12 11:39:00

Cinema. "Gemma Bovery" apre il 32.mo Torino Film Festival


E’ stata presentata la 32.ma edizione del Torino Film Festival, che si svolgerà nel capoluogo piemontese dal 21 al 29 novembre, diretto per la prima volta da Emanuela Martini. Si aprirà con “Gemma Bovery”, una bella commedia di Anne Fontaine, e proseguirà poi con tanti titoli e tanti nomi capaci di incuriosire il pubblico degli appassionati e soprattutto quello entusiasta dei giovani. Il servizio di Luca Pellegrini:

Il Torino Film Festival prosegue la sua storia di manifestazione dai molti sguardi e dai contenuti d’autore, senza abdicare alla curiosità dei nomi e dei titoli scelti, al suo gusto cinefilo, all'attenzione principalmente rivolta ai giovani, che affollano sempre numerosissimi le sale. Una vera kermesse: 65 lungometraggi opere prime e seconde, molte anteprime, sezioni dai titoli accattivanti come "Festa mobile", "Diritti e rovesci", “After hours", "Onde, onde", che si affiancano al tradizionale Concorso in cui emergeranno sicuramente sorprese e passioni. Emanuela Martini da quest'anno dirige il Festival torinese, che custodisce le caratteristiche dei precedenti direttori con i quali ha avuto la fortuna di collaborare. Le ricorda così:

R. – Di Nanni Moretti, sicuramente il rigore e l’ostinazione con cui ha deciso che il Torino Film Festival dovesse restare un Festival con una grossa identità, restare cioè un Festival diretto alla scoperta, all’invenzione, ai nuovi talenti. Di Gianni Amelio, la passione cinefila, ovviamente, che non si rivolge soltanto al cinema del passato, ma si rivolge anche al cinema del futuro: la maniera cioè di guardare con grande entusiasmo cinefilo. Di Paolo Virzì, l’intelligenza con cui ha sottolineato che il Torino Film Festival ha anche una anima pop, pop alto, pop positivo, cultura popolare alta.

D. – Mentre la sua caratteristica di direttore?

R. – Condivido anche alcune delle caratteristiche dei tre direttori precedenti e sicuramente la curiosità che, grazie al cielo, continuo ad avere, nonostante siano molti anni che faccio il critico e la voglia di scoprire ancora qualcosa.

D. –  Un Festival sempre amato dai giovani. Perché?

R. – Non lo so… Probabilmente, proprio perché c’è veramente il miscuglio giusto di cose. Per esempio, la cosa che appassiona i giovani a Torino – una cosa che a me personalmente fa molto piacere – sono le retrospettive. Poi, i giovani vanno a vedere i film di giovani volentieri, ovviamente, e secondo me hanno capito che se perdono un film grosso, perché non riescono a entrare, si buttano nella sala di fianco dove c’è un film del quale non hanno mai sentito parlare e magari scoprono qualcosa…

D. –  Paolo Virzì ha scelto i film della sua sezione dedicandola alle problematiche del mondo del lavoro, mentre Massimo Causo ha collezionato una serie di opere e documentari che affrontano le prospettive della democrazia oggi. Il Festival è legato alla realtà del mondo?

R. – Ha sempre guardato al reale e al sociale e infatti ha una grossa parte che è esplicitamente dedicata al documentario. Poi, lo sappiamo che ormai le sovrapposizioni e gli sconfinamenti tra documentario e finzione sono all’ordine del giorno, ovunque. Addirittura, in Italia è già da alcuni anni che si dice che è dal documentario che stanno venendo fuori le forze più giovani e più interessanti anche per il cinema di finzione. La democrazia è sicuramente nell’aria: il lavoro non c’è ed è perciò nell’aria. Quindi, vuol dire che a Torino c’è sempre stata molto questa valenza sul reale.








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