2014-11-07 13:40:00

Forum Famiglie: il "divorzio facile" banalizza il matrimonio


La Camera ha approvato ieri in via definitiva il pacchetto per lo smaltimento dell’arretrato delle cause civili. Tra le norme fa discutere quella del cosiddetto divorzio facile, che in assenza di figli può essere chiesto e ottenuto dai coniugi stessi recandosi semplicemente davanti al sindaco del proprio comune di appartenenza. Plaude il ministro della Giustizia Orlando, mentre le associazioni familiari esprimono preoccupazione. “La famiglia è pesantemente sotto attacco, si sta banalizzando il matrimonio”: questo il commento dell’avvocato Simone Pillon, consigliere nazionale del Forum per le Associazioni familiari che al microfono di Cecilia Seppia spiega i limiti di questa normativa:

R - Il primo limite è che stiamo sostanzialmente privatizzando un rapporto, che è pubblico, oltretutto mettendo a rischio la parte debole del matrimonio, solitamente la donna. Il secondo limite è che si introducono due strade differenti, a seconda che il matrimonio sia con o senza figli. E questo è altrettanto grave. Quasi che ci sia un matrimonio di serie A e un matrimonio di serie B. E poi, un terzo problema, assolutamente determinante, è il fatto che sia lasciata alla totale autonomia delle parti la facoltà di sciogliere un legame, un vincolo pubblico come quello matrimoniale. Il matrimonio non è un contratto; il matrimonio non è un atto di diritto civile, puro e semplice; il matrimonio comporta sempre un impegno pubblico. Il fatto di rendere liberamente solubile questo vincolo, semplicemente con due righe depositate al sindaco del Comune, è davvero qualcosa di molto, molto pericoloso.

D. – L’obiettivo di questo pacchetto di misure è ovviamente quello di snellire la mole dei processi civili e pendenti, quello di andare verso la semplificazione anche delle procedure. Il problema è che qui l’efficienza si lega a temi esistenziali fortissimi come il matrimonio dove risparmiare tempo potrebbe non essere la soluzione...

R. – Le operazioni e i divorzi consensuali oggi in Italia occupano circa 5 minuti del tempo dei magistrati. Non erano certamente questi gli aspetti importanti da andare a colpire, per velocizzare la macchina della giustizia. Non sono certamente cause che implicano una dispersione delle risorse della giustizia. Semmai era molto più intelligente e molto più utile introdurre la mediazione obbligatoria nelle pratiche di diritti di famiglia.

D. – E' giusto dire che in questo modo forse si toglie tempo ad un possibile riavvicinamento di coppie che decidono di separarsi? E inoltre non stiamo forse minando lo Stato, perché la famiglia – ricordiamolo – è la cellula costitutiva della società civile?

R. – Sì, assolutamente sì. Soprattutto la normativa del divorzio senza figli, della separazione senza figli, è pericolosissima in questo senso. Si va cioè verso una banalizzazione del rapporto famigliare. Mi spiego: oggi una coppia può coerentemente sposarsi e dopo due o tre giorni comparire davanti al sindaco, inviando il proprio accordo di separazione. Chiunque può capire che questa semplificazione assoluta di qualsiasi ritualità, sostanzialmente pone la famiglia sullo stesso piano della coppia di fatto. Un’eccessiva semplificazione che sburocratizza, ma anche toglie significato intrinseco al legame familiare è qualcosa che visto che – verrebbe quasi da dire – non si riesce ad equiparare la coppia di fatto alla famiglia, allora non possiamo fare altro che ribaltare la questione ed equiparare la famiglia alla coppia di fatto. La vera questione, il vero nodo, è affrontare invece con serietà la conciliazione. Nella crisi della famiglia, quindi, l’unica risposta non può essere la separazione, deve essere anche presentata e proposta alla libertà, ovviamente, dei coniugi la possibilità di un serio tentativo di conciliazione.

D. – Il Papa recentemente ha detto che la famiglia non è mai stata attaccata come in questo tempo: si è "imbastardita", è "ferita", "bastonata da tutte le parti" e sta appunto subendo una crisi senza precedenti. Di fatto, lo scenario, anche sul piano giuridico, sembra essere proprio questo...

R. – E’ questo il punto. La famiglia oggi è pesantemente sotto attacco, perché è l’unico antidoto naturale all’individualismo. Nella famiglia la persona è sfidata quotidianamente ad uscire dalla propria individualità e a passare all’altro e, passando all’altro, la persona cresce, matura, acquista i valori della solidarietà, della condivisione, dell’altruismo, del sacrificio di sé per l’altro, ma poi le conseguenze sociali di questa ecatombe sono ovviamente pagate dai più piccoli. E’ chiaro, infatti, che avere in una società figli che non hanno potuto relazionarsi con entrambi i genitori, ma magari sono cresciuti solo con la madre, oppure avere in una società anziani che non hanno più un legame con i loro nipoti, perché si tratta di nipoti che poi sono stati cresciuti dal nuovo compagno della madre e quindi hanno perso ogni rapporto con il ramo parentale del genitore, spesso di sesso maschile, e così via, comporta che poi tutto il tessuto sociale si inaridisca in modo irreparabile.








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