2014-11-06 13:31:00

Siria-Iraq: Obama pronto per nuova azione contro l’Is


In Siria e Iraq prosegue la guerra contro il sedicente Stato Islamico. Ieri, il presidente americano Obama, dopo la vittoria dei repubblicani nelle elezioni di “mezzo termine”, ha detto che tornerà a chiedere al Congresso una nuova autorizzazione per l’uso della forza militare contro l’Is. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali:

R. – Credo che il discorso di Obama fosse in questo caso soprattutto orientato alla politica interna, quindi ai rapporti fra Presidenza e Congresso. Nel dire che chiederà una nuova autorizzazione, probabilmente ipotizza una maggiore possibilità di utilizzo di forze di terra e non soltanto di forze aeree, ma credo che il senso primo, per il momento, sia soprattutto di volere la nuova maggioranza al Congresso impegnata al suo fianco su questo tema.

D. - Quindi, in sostanza, non cambierà molto rispetto alle regole di ingaggio attuali?

R. – Per il momento non ci sono segnali in questo senso. E’ possibile che, visto il successo molto relativo dalle forze aeree ottenuto fino ad ora, si stia valutando un incremento, per esempio, di forze speciali in maniera un po’ più intensa.

D. – La cronaca che racconta il conflitto in Iraq e in Siria contro il cosiddetto Stato islamico, continua ad annoverare decine e decine di morti…

R . – Purtroppo la situazione è abbastanza negativa. Combattere contro questo Stato islamico è reso difficile dalle differenti posizioni degli Stati della regione. Ognuno cerca di approfittare della situazione per guadagnare posizione nei confronti dell’altro. Gli iraniani vogliono guadagnare posizione rispetto ai sauditi, i sauditi rispetto agli iraniani, i turchi rispetto ad ambedue… Quindi c’è un’incertezza di fondo su come allinearsi: tutti pensano di voler andare contro lo Stato islamico, però nessuno lo vuole fare in stretta alleanza con gli altri. Sicuramente è una realtà molto confusa, che non migliora la situazione in Medio Oriente. E questo è abbastanza pericoloso.

D. – Su tutto la questione siriana: è in corso una guerra civile da oltre tre anni e mezzo, trecentomila i morti. Di fatto è scomparso ogni tentativo di mediazione: un ricordo ormai le conferenze internazionali, Ginevra 1 e Ginevra 2…

R. – Questo è, purtroppo, il maggior successo di Assad che, grazie alla creazione dello Stato islamico, non è più al centro dell’attenzione, anzi, adesso si vuole presentare quasi come un potenziale alleato insieme con l’Iran per la distruzione dello Stato islamico che, in realtà, ha favorito fino ad adesso, proprio per riuscire a confondere le acque della rivoluzione contro di lui.

D. – India e Cina sembrano defilate in questo momento; diversa la posizione della Russia che, addirittura, ufficialmente, ha detto: “Forniremo armi su larga scala ad Assad, per combattere lo Stato islamico”. Però – lo abbiamo appena detto - Assad combatte contro la resistenza interna…

R. – E finora, devo dire, ha dato la precedenza alla distruzione della resistenza interna. Le realtà di Cina e India potrebbero essere interessanti, perché potrebbero evolvere. Ambedue, infatti, sono preoccupate da questa minaccia islamica in maniera diversa da quella della Russia e quindi sono interessate ad una maggiore cooperazione internazionale. Molto interessante è vedere cosa uscirà, soprattutto dalla Cina, che è membro permanente del Consiglio di Sicurezza e che è un po’ il Paese su cui punta la Russia, per accrescere la sua indipendenza economica dall’Europa.








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