2014-11-06 07:10:00

Mons. Mamberti all'Interpol: "Prevenire il crimine rispettando i diritti"


“Lo Stato ha il dovere di prevenire e reprimere gli atti criminali e rimediare ai disordini provocati dalle azioni delittuose; ma, allo stesso tempo, deve anche garantire il rispetto scrupoloso dei diritti fondamentali della persona”: lo ha ribadito mons. Dominique Mamberti, Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, parlando a Monaco all’Assemblea generale dell’Interpol sul tema “Minacce criminali contemporanee e nuove sfide di collaborazione poliziesca a livello internazionale”.

La Santa Sede è dal 2008 associata all’Interpol. “Per essere legittima - ha proseguito mons. Mamberti - ogni restrizione alla libertà individuale, anche se ha come scopo la prevenzione o la repressione di un’attività criminale, non deve mai attentare alla dignità della persona o compromettere ingiustamente l’effettivo esercizio dei diritti fondamentali. La finalità della pena deve essere la riabilitazione del colpevole, affinché possa, per quanto possibile, reintegrarsi nel tessuto sociale”.

Nel suo intervento mons. Mamberti ha esaminato i cambiamenti nell’organizzazione della criminalità a livello internazionale. A proposito degli “atti compiuti in questi ultimi mesi con impietosa ferocia dall’Isis” ha detto: “Sono ancora più esecrabili in quanto sono stati filmati e resi pubblici dagli autori stessi”.

La Santa Sede punta il dito anche contro il traffico di esseri umani che coinvolge 27 milioni di persone nel mondo “ridotte in schiavitù” sessuale o lavorativa. Ha chiesto quindi “una presa di coscienza collettiva sull’ampiezza e la perversione del fenomeno della tratta, per agire risolutamente e su tutti i fronti per liberare e riabilitare le vittime”.

Mons. Mamberti ha anche analizzato le cause profonde dell’ingiustizia sociale in “un contesto di interdipendenza generalizzata”, con “il contrasto tra ricchezza e povertà che diventa sempre più inaccettabile”. “In questo contesto - ha osservato - il ricorso alla criminalità, al terrorismo e alla guerra intrapresa per motivi ideologici, etnici o culturali, sembra essere per alcuni il mezzo più facile, se non l’unico alla loro portata, per uscire alla povertà e diventare protagonisti del villaggio globale. A tutto ciò si aggiunge la facilità di usare le nuove forme di comunicazione a fini abusivi e criminali e un accesso troppo facile alle tecnologie della guerra”. (R.P.)








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