2014-11-06 14:31:00

Internet-patia, quando il web diventa un disturbo ossessivo


L’uso eccessivo o inadeguato del web può provocare la “internet-patia”, un disturbo ossessivo-compulsivo particolarmente pericoloso per i giovani. È quanto è emerso in uno studio dell’Aiart, Associazione spettatori, presentato questa mattina in Campidoglio a Roma. Ce ne parla Elvira Ragosta:

Nell’era digitale la maggior parte delle informazioni e spesso anche delle emozioni, circola sul web attraverso siti e social network. Ma quando l’uso di internet si trasforma in abuso, manipolando il nostro tempo in maniera insana, può insorgere un disturbo ossessivo compulsivo noto come "Iad", la dipendenza dalla rete, particolarmente preoccupante per i giovani. La ricerca presentata dall’Aiart affronta il fenomeno in chiave scientifica, analizzando sintomi e rischi e proponendo azioni di prevenzione e contrasto.  Luca Borgomeo, presidente nazionale dell’Aiart:

“I casi di dipendenza accertati sono molto, molto pochi, rispetto a quelli che vengono purtroppo nascosti dai soggetti interessati. Questo crea difficoltà, perché è dai primi sintomi che bisogna prendere le mosse per l’avvio di un’azione di cura di una vera e propria malattia che, con il passare del tempo, diventerà sempre più grave. Oggi il web, infatti, è nel 60 per cento nelle case degli italiani e si presume che nel giro di pochi anni sarà più diffusa della stessa televisione. Questo crea, oggettivamente, un problema reale, perché la dipendenza cresce con la crescita del numero degli utenti e dei media”.

La rete si è imposta in pochi anni nella nostra vita quotidiana - ha affermato mons. Nunzio Galantino, intervenendo alla presentazione del volume - perché e comoda e gratuita. Ma questa gratuità si paga in termini di priacy - ha continuato il segretario generale della Cei, chiedendosi a cosa serva il Garante della privacy. La ricerca parte da uno studio dell’Università di Taipei tra oltre 2000 studenti non dipendenti da internet ed evidenzia che il 15% di essi, dopo 12 mesi ha sviluppato tale dipendenza, trascurando le attività scolastiche e riferendo stati depressivi e l’inizio all’uso di nicotina. In Italia questo disturbo non è ancora riconosciuto come malattia, ma tra gli ospedali che hanno attivato ambulatori dedicati c’è quello retto dal professor Federico Tonioni, al Policlinico Gemelli di Roma, che da 5 anni, ha in carico oltre 700 pazienti, l’80% dei quali adolescenti tra gli 11 e i 14 anni.








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