2014-11-05 12:00:00

Francesco e la forza di un abbraccio: libro di Spadaro con Skorka e Abboud


Esce oggi nelle librerie italiane "Oltre il muro. Dialogo tra un musulmano, un rabbino e un cristiano”. Il volume è incentrato sulle conversazioni tra padre Antonio Spadaro, il dottor Omar Abboud e il rabbino Abraham Skorka, protagonisti assieme a Papa Francesco dello storico abbraccio a Gerusalemme, immagine simbolo del Pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Sul libro, edito dalla Rizzoli, Alessandro Gisotti ha intervistato proprio l'autore, il direttore di “Civiltà Cattolica” padre Antonio Spadaro:

R. – Questo libro nasce dal fascino di un abbraccio, quell’abbraccio scambiato davanti al Muro del Pianto tra un cristiano, il Papa, un ebreo, Abraham Skorka, e un esponente musulmano, Omar Abboud. Quell’abbraccio, la forza di quell’abbraccio, è riuscito a superare, se possiamo dire, a "sfondare" in qualche modo il muro, un muro che possiamo dire di divisione. Quando noi percepiamo la forza dell’amicizia,  ci rendiamo conto che tutte le armi giuste della diplomazia e delle mediazioni hanno sempre al loro interno una forma di ipocrisia. L’amicizia invece no: l’amicizia è semplice e schietta. Quindi, direi che questo abbraccio indica una strada, una strada molto chiara di un cammino lungo che però non si può percorrere da soli.

D. - Si può dire che il Papa è un Papa sinodale sempre, cioè cammina sempre assieme al prossimo, a chi incontra, si fa lui stesso prossimo agli altri?

R. - Il Sinodo per il Papa prima di essere un evento è un percorso, è una dinamica. Quindi direi che noi siamo in pieno percorso sinodale e il camminare insieme per Francesco non è solo una strategia di conversione ma è un modo di vivere la nostra vita su questa terra e di testimoniare il Vangelo.

D. – Cosa l’ha colpita nelle conversazioni che ha potuto avere con Omar Abboud e Abraham Skorka, amici di lunga data di Jorge Mario Bergoglio?

R. – Intanto, la grande familiarità e la forza dell’amicizia che ha vissuto con queste due persone. Nel libro sono raccontati anche particolari molto intensi, molto vivi di quest’amicizia. Parlando con loro sia a Roma qui sia anche a Buenos Aires, due volte con entrambi, ho anche potuto vedere fisicamente i luoghi in cui vivono. Per esempio, la biblioteca di Omar Abboud, che è musulmano, ha tanti libri di teologia cristiana che sono stati regalati a lui proprio dal Papa. Mi ha sorpreso vedere questi libri nella sua biblioteca e gli ho chiesto come mai e mi sono reso conto di come il Papa avesse con lui un rapporto molto forte di amicizia che poi diventava anche comunicazione profonda di sapienza religiosa e di fede. In questo rapporto è possibile accogliere la sapienza dell’altro, guardando al significato profondo quindi al di là delle barriere, degli steccati. Una testimonianza viva che ci fa capire anche meglio il Papa, visto da una prospettiva ebraica e da una prospettiva musulmana.

D. – Nella copertina del libro è riportata una frase che già è nella storia di Francesco: “Costruire la pace è difficile ma vivere senza pace è un tormento”. In fondo il Papa indica la via più semplice ma forse quella davvero risolutiva per la pace, cioè il dialogo e l’amicizia?

R.  – La pace è molto difficile da raggiungere però per il Papa non si raggiunge sedendosi a un tavolo e discutendo di idee in astratto. La visione che il Papa ha del dialogo è una visione molto concreta. Per dialogare bisogna fare qualcosa insieme. Bisogna costruire qualcosa insieme. Questa è un po’ la lezione che ci viene dall’esperienza argentina che in fondo è una nazione costruita sull’immigrazione e quindi sulla confluenza di tradizioni religiose culturali molto diverse. L’esperienza di queste persone è che non si sono messe a fare conferenze, dialoghi astratti, tavole rotonde, quanto piuttosto hanno insieme costruito qualcosa, un pezzo di società, e riflettendo sul loro lavorare insieme, poi sono riusciti a proporre anche a noi un modello di dialogo e cammino per la pace.








All the contents on this site are copyrighted ©.