2014-11-04 13:10:00

Cinema. "Torneranno i prati". Olmi: guerra non uccide sentimenti


Sarà presentato in anteprima questa sera a Roma, alla presenza del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, l’ultimo film di Ermanno Olmi “Torneranno i prati”, in sala poi da giovedì prossimo. Una nuova meditazione sul dolore e la memoria del grande maestro bergamasco, che ambienta questa sua ultima opera in una trincea della Prima Guerra Mondiale con un bravissimo Claudio Santamaria nei panni di un tormentato ufficiale. Il servizio di Luca Pellegrini.

(musica)

“Siamo sepolti sotto la neve, anche stanotte ne è venuta tanta, che adesso ha uno spessore di quattro metri e mezzo… E ancora non ha smesso di nevicare!”.

Ce n’è tanta di neve su quelle Alpi in cui si compie l’inutile strage, neve che diventa sangue, neve che racchiude i corpi dei soldati mandati al macello. Ermanno Olmi scrive e dirige un film bellissimo sul dolore della guerra, sul dovere della memoria, sul bisogno di chiedere scusa a quelle vittime innocenti che combatterono per un’idea di Patria che poi scoprirono essere una grande bugia. Ambientato in una trincea e in una notte del 1917 carica di attesa e disperazione, ricordi e paura, il film che addensa sentimenti e poesia, fotografato con dolente bellezza dal figlio del regista Fabio, è un continuo scorre sui volti anonimi dei ragazzi italiani che credevano di essere eroi, un incrocio di sguardi che attestano l’essere ancora in vita e per questo sperare, mentre la morte può arrivare in un soffio. E’ lo stesso regista bergamasco che ricorda l’origine del suo film.

R. – Facendo questo film, mi sono accorto che, in maniera molto rimarcata ma fuori dalla consapevolezza degli interpreti e dei soldati di allora, c’era - come dire - un galleggiare di sentimenti che nelle guerre recenti, nelle guerre attuali, sono assolutamente scomparsi. Ebbene, forse perché io da bambino ricordo che mio padre mi raccontava spesso della Prima Guerra Mondiale, cui aveva partecipato come bersagliere e avendo vissuto tutte quelle azioni belliche di estrema tragicità e rischio, la cosa che mi colpì allora fu che in certi momenti lo vedovo commosso, sul punto di piangere… Allora io bambino, piccolo, capii che dietro quella memoria c’era qualcosa di straordinariamente carico appunto di sentimenti. Da lì ho cominciato a pensare: può esserci una guerra che uccide gli uomini, ma non i sentimenti?

D. – Ha deciso di tornare a 83 anni dietro la macchina da presa proprio con un film sulla Grande Guerra. Perché?

R. – Noi abbiamo compiuto un grande tradimento nei confronti di tutti quei giovani, anche civili. Milioni di persone che sono morte in quella guerra… Non abbiamo spiegato loro perché sono morti: perché non lo abbiamo spiegato? Con i morti e con i bambini non si può barare. Noi, questi giovani morti, li abbiamo traditi. Adesso celebriamo il centenario: fanfare, bandiere, discorsi… Ma se prima non sciogliamo questo nodo dell’ipocrisia e direi della vigliaccheria - uso parole forti, lo so - resteremo sempre in quella fascia neutrale che è già tradimento. Allora, cosa fare? Mi auguro che questa celebrazione del centenario, con alcune riflessioni a proposito di questo tradimento, trovi in noi un motivo per quantomeno chiedere scusa.

D. – Maestro, ci spiega il titolo del film, “Torneranno i prati”?

R. – Perché qualsiasi tragedia umana, qualsiasi stravolgimento epocale, dove alla fine rimangono ceneri e fiamme, qualsiasi di queste occasioni ha sempre un epilogo e che tutto poi tornerà normale, come i prati appunto.








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