2014-11-02 08:50:00

Una 'stanza del silenzio' per pregare


La Fondazione Santa Lucia, in collaborazione con Religions for Peace, ha aperto all’interno della sua struttura sanitaria la cosiddetta “stanza del silenzio”, un ambiente di raccoglimento dove tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro religione, possono recarsi a pregare. All’inaugurazione era presente anche l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli operatori sanitari. Maria Gabriella Lanza lo ha intervistato:

R. - Questa stanza del silenzio rispecchia la necessità per ogni uomo di essere vicino di Dio, della meditazione, specialmente quando nella sua vita entra la sofferenza. La malattia è al di sopra delle religioni e per questo motivo questa sala sarà anche la Sala della Pace, non solo della pace interiore della persona, ma anche della pace tra gli uomini e le donne di diverse nazioni e di diversi continenti: infatti, qui vengono tante persone non solo cattoliche ma di diverse religioni. Ricordo le parole di Benedetto XVI, che ha detto che ognuno di noi è come il Buon Samaritano: non guardiamo alla condizione sociale dei malati, né al colore della loro pelle o all’appartenenza religiosa, ma solo a ciò di cui hanno bisogno. Nel volto di ogni essere umano, ancor più se provato e sfigurato dalla malattia, brilla il volto di Cristo il quale ha detto: ‘Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli bisognosi, l’avete fatto a me’. Noi cristiani vogliamo unire le nostre sofferenze a quelle di Cristo.

L’iniziativa è una delle poche esistenti in Italia e ha coinvolto i capi religiosi di diverse comunità, tra cui quelle ebraica, valdese e musulmana, che hanno partecipato all’inaugurazione, come spiega Luigi De Salvia, segretario generale di “Religions for Peace”:

R. - Rappresenta un luogo dedicato ai malati e tiene conto anche delle diverse appartenenze religiose. La persona umana, nella condizione di malattia, fa affiorare la sua dimensione spirituale e questo è importante. Infatti, nella modernità noi abbiamo acquisito tante risorse e abilità nella cura, sul piano tecnico… Però, c’è il rischio di non considerare il mistero che abita l’uomo e quindi magari ci riduciamo all’aspetto biologico. Tutto questo è importante ma dobbiamo sapere che c’è una componente nella condizione umana che va oltre noi stessi: è il mistero dell’uomo nel quale si riflette anche il mistero di Dio.








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