La Fondazione Santa Lucia, in collaborazione con Religions for Peace, ha aperto all’interno della sua struttura sanitaria la cosiddetta “stanza del silenzio”, un ambiente di raccoglimento dove tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro religione, possono recarsi a pregare. All’inaugurazione era presente anche l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli operatori sanitari. Maria Gabriella Lanza lo ha intervistato:
R. - Questa stanza del silenzio rispecchia la necessità per ogni uomo di essere vicino di Dio, della meditazione, specialmente quando nella sua vita entra la sofferenza. La malattia è al di sopra delle religioni e per questo motivo questa sala sarà anche la Sala della Pace, non solo della pace interiore della persona, ma anche della pace tra gli uomini e le donne di diverse nazioni e di diversi continenti: infatti, qui vengono tante persone non solo cattoliche ma di diverse religioni. Ricordo le parole di Benedetto XVI, che ha detto che ognuno di noi è come il Buon Samaritano: non guardiamo alla condizione sociale dei malati, né al colore della loro pelle o all’appartenenza religiosa, ma solo a ciò di cui hanno bisogno. Nel volto di ogni essere umano, ancor più se provato e sfigurato dalla malattia, brilla il volto di Cristo il quale ha detto: ‘Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli bisognosi, l’avete fatto a me’. Noi cristiani vogliamo unire le nostre sofferenze a quelle di Cristo.
L’iniziativa è una delle poche esistenti in Italia e ha coinvolto i capi religiosi di diverse comunità, tra cui quelle ebraica, valdese e musulmana, che hanno partecipato all’inaugurazione, come spiega Luigi De Salvia, segretario generale di “Religions for Peace”:
R. - Rappresenta un luogo dedicato ai malati e tiene conto anche delle diverse appartenenze religiose. La persona umana, nella condizione di malattia, fa affiorare la sua dimensione spirituale e questo è importante. Infatti, nella modernità noi abbiamo acquisito tante risorse e abilità nella cura, sul piano tecnico… Però, c’è il rischio di non considerare il mistero che abita l’uomo e quindi magari ci riduciamo all’aspetto biologico. Tutto questo è importante ma dobbiamo sapere che c’è una componente nella condizione umana che va oltre noi stessi: è il mistero dell’uomo nel quale si riflette anche il mistero di Dio.
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