2014-10-30 12:55:00

Rapporto povertà a Milano: superare scontro tra italiani e stranieri


Sono sempre di più gli italiani che si rivolgono ai 324 Centri di ascolto diffusi nella Diocesi di Milano; chi perde il lavoro difficilmente lo ritrova; c’è un’intera generazione che rischia di essere condannata ad una povertà cronica. Lo dice la 13.ma edizione del Rapporto sulle povertà curato da Caritas Ambrosiana che evidenzia il rischio di una guerra fra gli italiani impoveriti dalla crisi e gli stranieri che vedono peggiorare la loro condizione di marginalità. Il servizio di Fabio Brenna:

Gli italiani che si rivolgono ai centri di ascolto aumentano in media del 4% all’anno e i disoccupati di lungo periodo, senza occupazione cioè da più di un anno, son aumentati del 74.4% a dimostrazione della sempre più marcata difficoltà del mondo del lavoro ad assorbire l’eccesso di disoccupazione. Non solo: la crisi ha creato una nuova classe di “esodati”, persone di età compresa fra i 55 e i 64 anni, esclusi dal lavoro e dagli istituti di previdenza sociale. Questa classe di persone che chiedono aiuto è quella che ha fatto registrare l’aumento maggiore negli anni della crisi. Chi si rivolge ai Centri di ascolto non chiede più solo aiuti economici (le richieste aumentano mediamente del 5.2%) ma anche occasioni di lavoro (nel 57.9% dei casi).

In un contesto che diventa sempre più difficile per gli italiani, Caritas paventa il rischio di una guerra fra poveri. I flussi migratori non si sono invertiti, anzi è comparso il fenomeno nuovo dei profughi; gli stranieri restano, adattandosi a situazioni lavorative più precarie ed irregolari, mentre le donne italiane sconfinano in settori come quello delle badanti e delle colf, che sembravano appannaggio delle straniere. Su questi terreni, non certo sul fronte del lavoro regolare, possono innescarsi dinamiche di scontro fra italiani e stranieri.

Mentre da più parti si sollecita “fiducia” come via per l’uscita della crisi, il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo, chiede di dar corpo ad una speranza attiva:

“Tanto quanto noi facciamo crescere questo modo di pensare, prima ancora che di agire, per cui ‘io singolo cittadino, che ho desiderio di star bene, non posso ovviamente ignorare il desiderio di benessere di colui che è accanto a me…’. Ecco, fino a quando non girerà questa maniera di pensare nuovo, certamente la speranza rimarrà una chimera”.

Nel Rapporto vengono presentati anche una trentina di “buone prassi”, iniziative già attuate sul territorio, che vedono insieme parrocchie, associazioni e cooperative sociali, per dare una risposta innovativa ai nuovi bisogni: dai fondi diocesani di sostegno alle famiglie e al lavoro ad una esperienza milanese in cui i richiedenti asilo consegnano la spesa a domicilio agli anziani.








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