2014-10-30 13:54:00

Cresce il lavoro sommerso tra gli immigrati regolari


Il 43,8 per cento degli immigrati che lavora non ha alcun contratto. La crisi ha colpito in modo pesante anche gli stranieri presenti in Italia e sta costringendo il Ministero del Lavoro a intervenire contro il sommerso. Alessandro Guarasci:

E’ spesso una realtà dura quella degli immigrati che arrivano in Italia per rimanerci e per lavorare. Quasi il 50% di chi non ha un permesso di soggiorno ha chiesto un contratto ma gli è stato rifiutato, e il 37% si deve accontentare di un accordo scritto. In tanti hanno paura che la richiesta di vedersi riconosciuti i propri diritti sfoci in un licenziamento in tronco. Lavorare nel sommerso vuol dire non avere contributi, ferie, un’assicurazione sanitaria, e nemmeno essere tutelati quando si ha un incidente. Da quattro anni, oramai, il governo non vara il decreto flussi, ma il Ministero del Lavoro pensa a nuove politiche. Il direttore del Dipartimento per l’immigrazione Natale Forlani:

“Fare in modo che chi perde il lavoro abbia la possibilità di un servizio di orientamento, un incentivo per le imprese che lo assumono al pari di quello che capita per gli italiani, perché tradizionalmente gli immigrati partecipano poco alle politiche attive. E’ necessario quindi rileggere le mappe del sommerso, perché oggi il sommerso non è fatto di immigrati che arrivano irregolarmente, ma di soggiornanti regolari che lavorano per necessità in condizioni di irregolarità. Quindi ritarare l’azione anche ispettiva e anche di intervento e di repressione di questo fenomeno in maniera più mirata rispetto al passato”. 

Il lavoro sommerso degli stranieri riguarda sempre più l’edilizia e il commercio, mentre finora ha toccato solo di striscio i servizi alla persona.








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