2014-10-28 15:22:00

Unicef: aumentano bambini poveri nei Paesi ricchi, oltre 76 milioni


La stima dei bambini che vivono in povertà nel mondo sviluppato è di oltre 76 milioni. Tra questi, quasi 2 milioni sono considerati poverissimi Questo è il primo dato negativo che viene fuori dal 12.mo Rapporto dell Unicef “Innocenti report card”, presentato questa mattina a Roma. Tema dell’analisi “Figli della recessione: l’impatto della crisi economica sul benessere dei bambini nei Paesi ricchi”. Il servizio di Marina Tomarro:

In Italia, un bambino su tre vive in povertà con oltre 600 mila minori poveri in più rispetto il 2008. Di questi il 16% è in condizioni di gravi privazioni materiali. Sono questi i primi  dati allarmanti riportati dal Rapporto Unicef sull’impatto della crisi economica sui bambini dei Paesi ricchi del mondo. E tra i 41 stati dell’Unione Europea e dell’Ocse analizzati, l’Italia viene collocata tra quei 23 dove la povertà infantile è aumentata. Guardando altri Paesi come la Grecia, la Spagna la Croazia, i numeri salgono di oltre il 50%. Il commento di Bruno Martorano, tra i redattori del Rapporto:

"Il quadro più allarmante è legato soprattutto, nell’ultimo periodo, alle economie dei Paesi mediterranei. L’Italia si trova spesso in compagnia, in queste classifiche, con la Spagna e la Grecia. In Grecia, purtroppo, la povertà ha raggiunto livelli altissimi, mentre il tasso di disoccupazione giovanile, in Spagna, è di oltre il 50%. La nostra analisi non è andata a studiare le singole aree, ma è andata ad analizzare sicuramente quelli che sono i gruppi più colpiti. E i gruppi più colpiti sono le famiglie con bambini, quelle famiglie in cui c’è un solo un reddito o in cui i genitori non lavorano e, in ultimo, le famiglie immigrate. Queste sono le situazioni che aumentano la probabilità di entrare in una condizione di indigenza".

E oltre alla povertà aumentano i cosi detti “Neet”, cioè quella generazione compresa tra i 15 e 24 anni che né studia e ne lavora, che solo in Europa colpisce oltre 7 milioni di giovani e che vede l'Italia con il 22% al primo posto. Il commento del presidente del Comitato Italiano per l’Unicef, Giacomo Guerrera:

"Quando noi sentiamo l’indice Neet, che evidenzia il 40% dei ragazzi che non vanno a scuola, non seguono corsi di formazione né lavorano, questo dimostra che non esiste una politica chiara e precisa per quanto riguarda le proposte formative. Allora, il primo intervento è quello di fare proposte intelligenti ai nostri giovani, per cercare di avviarli al lavoro, con attività di formazione e coinvolgimento, che siano più adeguate a quelle che sono le loro aspettative. Bisogna che si apra un ventaglio di ipotesi, alle quali i giovani potranno aderire, seguendo questi corsi, per un’occupazione adeguata".

E fondamentale, diventa quindi il contributo delle istituzioni per restituire a questi ragazzi la speranza di un futuro. Ancora Giacomo Guerrera:

"E’ necessario avviare le nostre politiche verso una logica che guardi veramente alla condizione dell’infanzia, alla condizione dei giovani. Giovani che soffrono questa situazione, che è drammatica: non hanno lavoro e non hanno la possibilità di occupare il loro tempo neanche in attività di formazione. E a questi giovani bisognerà cercare di dare una risposta. E allora coinvolgere questi giovani nei processi di formazione è fondamentale, perché solo così sarà possibile dare loro la speranza e la possibilità di un’eventuale occupazione".

Infatti, grazie ad una politica attenta e scelte giuste il rRpporto evidenzia anche che in 18 Paesi la povertà infantile è diminuita. Tra questi  l’Australia, il Cile, e in Europa la Finlandia e la Polonia hanno ridotto i livelli di circa il 30%.








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