2014-10-25 12:06:00

Giovani e missione protagonisti a Convegno della Caritas Triveneto


Si svolgerà in questi giorni presso il Cum, Centro Unitario Missionario di Verona, il secondo meeting giovani Caritas Triveneto. Il convegno intitolato “Contaminiamoci” è rivolto a tutti i giovani volontari che hanno partecipato al progetto "cantieri della solidarietà", promosso dalla Caritas ambrosiana, al fine di riportare esperienze di condivisione di questi giovani volontari attivisti in Grecia, Agrigento, Georgia, Bosnia, Palestina.  Sull’iniziativa, Martina Boccalini ha intervistato la responsabile delle emergenze delle aree internazionali della Caritas veronese, Stefania Croce:

R. – Il progetto “Cantieri di solidarietà” è un’esperienza effettivamente mutuata da Caritas Ambrosiana che lo svolge ormai da 15 anni, ed è un’esperienza di servizio e condivisione per i giovani dei nostri territori, che desiderano mettersi alla prova, in contatto con altri contesti. Però, in questo meeting verranno coinvolti non solo questi ragazzi, ma anche i giovani che nelle nostre Caritas svolgono i più svariati servizi.

D. – Perché è stato utilizzato il termine “contaminiamoci” come tema del convegno?

R. – Proprio per questo motivo. “Contaminiamoci” perché i giovani che si incontreranno in questo contesto provengono da esperienze di servizio diverse: alcuni di loro sono stati all’estero quest’estate; altri invece operano all’interno di servizi direttamente legati alle Caritas diocesane, quindi sul territorio delle nostre regioni; alcuni di loro - ancora più interessante - lavorano proprio all’interno di realtà caritative parrocchiali. Ci saranno una varietà di esperienze dove l’idea del contaminarsi sarà proprio quella di raccontarsi e, in questo modo, percorrere anche l’identità di una esperienza all’interno della cornice Caritas. Tutte quante hanno in comune il fatto di rivolgersi e coinvolgere attivamente anche i giovani dei Paesi che hanno ospitato; ad esempio, in Grecia l’obiettivo era sì fare servizio ma insieme a giovani locali. Per le altre destinazioni dei cantieri - sempre a livello di delegazione - c’è stata l’opportunità di fare servizio ad Agrigento presso la Caritas, con un occhio attento verso quello che stava accadendo riguardo, appunto, agli sbarchi.

D. – Quali sono le esperienze di condivisione che sono state riportate dalle testimonianze di questi giovani volontari?

R. – Sicuramente, un ritorno molto positivo in termini di quello che queste esperienze hanno mosso in loro. Quindi - per quanto siano state segnalate le criticità legate più allo shock culturale, di trovarsi in un contesto diverso - la difficoltà maggiore è stata quella di incontrare l’altro e provare a lavorare insieme. Per questo desideriamo proprio che ci sia un coinvolgimento diretto dei giovani locali, o delle realtà, dei partner locali che su quel territorio operano. Non si tratta di andare a realizzare un campo estivo o un’esperienza che decidiamo noi e che gestiamo noi, da qui, quando partiamo; ma è proprio l’idea di andare e dare una mano lì dove si sta già facendo qualcosa e dove i protagonisti sono coloro che abitano quei Paesi.








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