2014-10-24 12:54:00

Elezioni domenica in Ucraina: nell'Est si vota il 2 novembre


Elezioni legislative anticipate domenica prossima in Ucraina. Il Paese di 45 milioni di abitanti tenta di voltare pagina dopo la cacciata del presidente Yanukovich, l'annessione russa della Crimea, la firma dell'accordo di associazione con la Ue e un conflitto nell'Est filorusso che ha causato oltre 3800 morti e che ora è "congelato" da una fragile tregua. Per capire l’importanza di questo voto e le possibili prospettive, Fausta Speranza ha intervistato Aldo Ferrari, docente di Storia della Russia e dell’Europa orientale all’Università Ca' Foscari di Venezia:

R. – E’ un voto necessario per ridare nuova legittimità al nuovo corso ucraino ma al tempo stesso è un voto molto difficile. Il risultato sarà importante ma rifletterà una situazione precaria, delicata. Comunque, un voto molto innovativo perché per la prima volta, certamente, non ci sarà uno scontro tra una coalizione filorussa, che non esiste più dopo la "cacciata" di Yanukovich, e una filoccidentale; dovrebbero sicuramente prevalere partiti di quest’ultimo orientamento anche se in maniera piuttosto confusa. Vedremo cosa succederà esattamente.

D. – Che dire del fatto che almeno 14 dei 32 seggi delle regioni orientali di Donetsk e Lugansk non voteranno domenica ma avranno un altro giorno per votare, il 2 novembre?

R. – E' una situazione che riflette la realtà sul campo. Si tratta di regioni ormai sostanzialmente fuori controllo da parte di Kiev e il loro status è destinato, nei prossimi mesi, nei prossimi anni, a essere estremamente controverso. L’importante è che in tutta questa regione il voto si svolga tranquillamente e serenamente, possibilmente con un’alta partecipazione. Infatti, uno degli aspetti più interessanti di questa elezione è vedere come reagiranno coloro che in precedenza votavano per il Partito delle Regioni: voteranno altri partiti, non andranno alle urne? Insomma sarà molto interessante questo aspetto.

D. – Il Partito delle Regioni dell’ex presidente Yanukovich si è praticamente disintegrato. E’ corretto pensare che a questo punto la rappresentanza alla Rada (il parlamento ndr) delle popolazioni russofone sarà davvero molto, molto limitata?

R. – Molto, molto limitata e questo è un problema. Così come – e chi parla non ha mai avuto nostalgie comuniste - sarà un problema anche la sostanziale scomparsa del partito comunista. Sono partiti che rappresentavano una parte consistente della popolazione e la loro sostanziale assenza sarà di pregiudizio alla ritrovata armonia dell’Ucraina. Ma, d’altra parte, in una situazione di questo tipo, non si potrebbe immaginare un’evoluzione differente.

D. – C’è anche l’assenza dei seggi nella penisola sul Mar Nero della Crimea, che erano 12…

R. - Quella è un’assenza inevitabile. La Crimea faceva parte dell’Ucraina, non dimentichiamocelo. Perché, per quanto l’annessione da parte della Russia sia stata illegittima dal punto di vista del diritto internazionale, anche pensare che la Crimea fosse storicamente, culturalmente, demograficamente, parte dell’Ucraina è insensato. Quello che è avvenuto rispecchia la realtà storica, anche se la rispecchia in una maniera che cozza con l’ordinamento giuridico internazionale. Quindi, da questo punto di vista, che la Crimea non vada a votare riflette la storia, riflette la geografia, riflette la realtà geopolitica.

D. – Se pensiamo alla tregua che deve dar vita a pace stabile, a un vero e proprio accordo di pace, queste elezioni che tappa rappresentano? Solo l’inizio?

R. – Solo l’inizio del nuovo autogoverno dell’Ucraina. Sono una tappa importante ma non quella decisiva. Ma l’Ucraina deve fare i conti in primo luogo con la crisi economica devastante, deve fare i conti con la questione energetica, deve fare i conti con le regioni separatiste e con la Russia, deve trovare un modus vivendi efficiente e non solo retorico con l’Unione europea… Insomma, l’Ucraina ha di fronte a sé una serie di compiti che il nuovo parlamento, insieme al presidente Poroshenko, dovranno – e credo con grande fatica - pensare di affrontare. Ma è solo l’inizio di una nuova fase che speriamo essere più positiva di quella disastrosa e tragica degli ultimi mesi.








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