2014-10-23 15:46:00

Philip Larrey: rivoluzione digitale è sfida epocale, umanità sia preparata


“Futuro ignoto. Conversazioni sulla nuova era digitale” è l’ultimo libro di Philip Larrey, docente di filosofia della conoscenza all’Università Lateranense di Roma. Il testo, presentato oggi, attraverso 14 interviste con persone altamente qualificate del mondo della finanza, medicina, ma anche militare, informatico e imprenditoriale, racconta l'impatto che la rivoluzione digitale sta avendo sulla società, proiettandosi nel prossimo futuro. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Philip Larrey:

R. – Ho voluto fare due cose. Innanzitutto provocare una riflessione più approfondita sulla tecnologia rispetto all’uomo e dall’altra parte presentare una posizione molto realistica di quello che stiamo facendo e faremo. Dalle interviste emerge che stiamo cominciando una vera e propria rivoluzione, che forse non abbiamo ancora ponderato sufficientemente.

D.  – Nel testo si parla di droni di nano-tecnologie per quanto riguarda la medicina, si parla anche di finanza digitale, di droni da combattimento ... La tecnologia ci porta verso una costruzione o una distruzione?

R. – Dipende come la usiamo. Tutto deve avere un senso etico. Da una parte, si registra un po’ di angoscia perché il futuro è sempre ignoto; dall’altra bisogna considerare anche un aspetto antropologico fondamentale: che alla fine l’uomo è al centro. Le tecnologie sono mezzi che servono all’uomo e così sarà anche in futuro.

D. – Quando si parla di droni intelligenti in campo militare, non soltanto pilotati, ma macchine capaci di scegliere un bersaglio, di capire chi colpire, sono frontiere pericolose?

R.  – Già esistono. Il generale Lodovisi mi ha detto che oggi non c’è interesse per i droni autonomi, ma per macchine che facciano quello che vogliono i generali. Altri, invece, probabilmente useranno questa tecnologia in altro modo. Speriamo che i cervelli più moderati vincano.

D. – Si può dire che dal testo, dagli intervistati, emerga una grande domanda, ovvero: che ruolo avrà l’uomo nel futuro digitale?

R. – Tutti gli intervistati si sono posti la domanda se il futuro includerà l’uomo, come centro - fino ad oggi è stato così - o se saranno le macchine al centro. Penso che la risposta sia l’uomo al centro.

D. – Già nelle prime pagine dell’introduzione, riferendosi agli smartphone o ai Google glass, li definisce “primitivi ma efficaci precursori di quello che diventerà una seconda natura per i nostri nipoti”. Perché?

R. – Perché Larry Page, cioè il cofondatore di Google, ha annunciato che stanno sviluppando meccanismi che andranno dentro il corpo umano. Non saranno solo oggetti esterni ma interagiranno direttamente con il nostro sistema nervoso. I prototipi già ci sono. Quindi vedo la tendenza che, fra 10, 15 anni, anche prima, avremo una unione sempre più intima, più stretta, con le macchine.

D . – Questi dispositivi che funzione hanno?

R. – Sia per quanto riguarda il richiamo della memoria, quindi grandi banche dati, sia per comunicare fra di noi: avremo tutti il nostro personal digital assistent, un assistente personale digitale. Sono meccanismi che aiutano anche la salute del corpo.

D. – Questo scenario fa venire in mente quasi il grande Fratello di Orwell, dove tutti sono sotto controllo 24 ore su 24...

R.  – Il pericolo c’è sempre, nel senso che qualcosa può sfuggire dalle mani, come per esempio la bomba atomica. C’è sempre questo pericolo, ma fino ad oggi non si è realizzato. Dall’altra parte siamo sempre noi a gestire la cosa e credo che se manteniamo il controllo della sicurezza e della privacy, l’evoluzione digitale sarà sempre un evento positivo. Sono ottimista, ma non tutti gli intervistati lo erano.  Bisogna essere preparati per affrontare una sfida enorme, una sfida che probabilmente l’umanità non ha affrontato fino ad oggi.








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