2014-10-13 12:52:00

Hong Kong: agguati contro i dimostranti


Schermaglie questa mattina sui siti della protesta organizzati in maggior parte dagli studenti nelle aree centrali di Admiralty, Wan chai e Causaway Bay, sull’isola di Hong Kong. Nelle ultime ore, gruppi convergenti si sono presentati all’esterno delle aree presidiate dalla protesta chiedendo la fine dell’occupazione. Difficile immaginare un movimento spontaneo, date simili manovre delle ultime settimane. La polizia è intervenuta per separare le due fazioni e dirottare la contro-protesta in aree dove minore sarebbe il rischio di contatto diretto ma anche per incrementare la sicurezza della propria sede centrale.

Nella prima mattinata - riporta l'agenzia Misna - la polizia aveva cercato di smantellare parte delle barricate che bloccano per il 16° giorno arterie determinanti per circolazione e commerci dell’isola di Hong Kong.

La polizia, intervenuta ma non in assetto antisommossa per evitare una reazione decisa, ha reso accessibili, in tratti sguarniti dagli studenti nella prima mattinata, parte delle strade di comunicazione tra ovest ed est dell’isola. Intenzione dichiarata, non di disperdere la protesta, ma di liberare alcuni spazi per il traffico cittadino e recuperare proprietà governative.

Immediata la reazione dei manifestanti, che hanno irrigidito i blocchi nelle aree sotto il loro controllo, creando ingorghi e alimentando nuove tensioni con quanti speravano in un miglioramento del traffico. Il tentativo di avviare il dialogo con il governo sulle riforme – negato venerdì scorso – ma per questo di avere uno strumento concreto di pressione, coinvolge non solo i gruppi maggioritari nel movimento (Federazione degli studenti, Scholarism e Occupy Central), ma anche ormai buona parte della società civile locale, divisa tra pieno sostegno all’occupazione, sostegno di principio ma non accoglienza dei metodi che portano a disagi indiscriminati, e una minoranza favorevole al governo e a Pechino che ritiene del tutto inutile la protesta e senza speranza le richieste di riforma.

Da venerdì, dopo la delusione per la negazione del dialogo da parte del governo locale, favorevole al controllo di Pechino sul territorio e poco disposta a discutere le direttive del parlamento cinese sulla legge elettorale in vista del voto per il capo del governo nel 2017, il movimento di occupazione ha ripreso slancio, dandosi una prospettiva di lungo periodo, chiamando i sostenitori a trasformare le aree da esso controllato in accampamenti con tende e altre strutture più stabili.

Nel fine settimana, i leader del movimento avevano chiesto al presidente cinese Xi Jinping di farsi promotore di un dialogo che non solo porterebbe credibilità al suo potere mantenendo le promesse di maggiori libertà per i cittadini dell’ex colonia britannica, previste dagli accordi sino-britannici precedenti il ritorno della colonia alla Cina nel 1997, ma anche di non temere una piena autonomia di Hong Kong, che non vuole essere una minaccia per la dirigenza cinese.

Oggi proprio dalla Repubblica popolare cinese arriva la notizia dell’arresto di due attivisti accusati di avere partecipato a una manifestazione a favore della protesta a Hong Kong. Con questi sono almeno una quarantina i fermati in Cina in collegamento con i fatti in corso della regione speciale autonoma meridionale. (R.P.)








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