2014-10-10 13:37:00

Gaza: Onu chiede 1,6 miliardi per la ricostruzione


L'Agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti ai rifugiati palestinesi chiederà un contributo record di 1,6 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza, devastata dalla guerra di questa estate tra Israele e Hamas, in vista della conferenza dei Paesi donatori prevista per domenica al Cairo. A quella data guarda anche il Governo di unità palestinese riunito a Gaza ieri per la prima volta dalla sua formazione in giugno. Una tappa storica che può avere riflessi concreti? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Marcella Emiliani esperta di Medio Oriente:

R. – Come incontro, io non lo definirei storico, perché i governi di unità nazionale - Hamas, al Fatah e Olp – ci sono già stati. E’ un governo che sta più che altro a significare la volontà dei palestinesi di andare avanti. Hanno capito cioè che disuniti non arrivano da nessuna parte. Inoltre, è un grosso segnale nei confronti della comunità internazionale, perché si decidano non solo a contribuire alla ricostruzione di Gaza, ma anche a sostenere di nuovo la causa palestinese. Tutto questo, tenendo ben distinto il passato di Hamas da quello che potrebbe essere il suo presente e il suo futuro. Non dimentichiamo che Hamas è stata una creatura, nel senso che è stato finanziato e armato dalla Siria e dall’Iran, che l’Occidente non ama profondamente, specie con quello che sta succedendo in tutto il Medio Oriente. Quindi qui bisogna mantenere la visione più lucida possibile, perché fomentare o lasciare che i palestinesi rimangano disuniti e si facciano la guerra tra di loro non porta, come abbiamo visto, da nessuna parte.

D. – Riflessi su una trattativa israelo-palestinese di questa tappa, una trattativa che è rimasta assolutamente in sospeso…

R. – Qui è un problema che va a riflettersi totalmente sul governo israeliano. Netanyahu ha sempre detto a chiare lettere che non vuole negoziare con Hamas. Se Hamas entra in un governo di unità nazionale, come sembra, Netanyahu riproporrà il suo no.

D. – Questa riunione avrebbe dovuto inviare - ancora non si sa se l’ha fatto – un messaggio alla Conferenza dei donatori di domenica e cioè che i fondi destinati alla ricostruzione di Gaza saranno gestiti da un’autorità indipendente col sostegno di tutta la comunità internazionale. E’ fattibile una cosa del genere? E’ realistica?

R. – Dal punto di vista oggettivo, può anche darsi che riescano a mettere in piedi questa Commissione. Però, attenzione, i rancori – chiamiamoli così – tra Hamas e al Fatah non sono sopiti. Alla fine della guerra di Gaza – l’ultima – il fatto che i punti di frontiera fossero stati affidati, quanto a sorveglianza, ad al Fatah, cioè all’Autonomia Palestinese, aveva già creato nuovi attriti. E’ evidente, quindi, che quando si parlerà fattivamente della composizione del governo, delle responsabilità delle Commissioni, allora lì ci sarà veramente la prova del nove.

D. – C’è bisogno di tanti soldi per la ricostrizione di Gaza , questo è fuori di dubbio. Ma, i motivi di reticenza da parte della comunità internazionale vanno presi in considerazione. Perchè bisognerebbe, infatti, impegnarsi finanziariamente, quando le bombe hanno distrutto tutto, quando il conflitto israelo-palestinese è rimasto immobile, quando la guerra in Siria già impegna finanziariamente la comunità internazionale. Non rischia, dunque, di essere una sorta di riunione poi senza esiti?

R. – Se affrontano i reali problemi è un fatto, ma se si limitano… per l’amor di Dio, lo facciano, perché le condizioni della popolazione di Gaza sono drammatiche,,,,, ma l’umanitario in sé non risolve politicamente il conflitto. Questo è il punto. L’umanitario diventa una specie di velo, di muro, dietro il quale si vuole nascondere – scusi il termine – l’immondizia.








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