2014-10-09 20:12:00

Jobs act: dall'Europa reazioni positive dopo il sì del Senato


Passa alla Camera il Jobs act che la notte scorsa ha superato la prova del Senato con il voto di fiducia al Governo sul maxiemendamento. A favore ha votato anche gran parte della sinistra del  Pd, che però dissente dal provvedimento. Reazioni positive da Unione europea e Ocse. E il presidente della Bce, Draghi afferma: “Non credo che la riforma del lavoro in Italia si tradurrà in massicci licenziamenti”. Servizio di Giampiero Guadagni:

Molto bene. Adesso decisi e determinati sulla semplificazione del fisco. Così in un tweet, il premier Renzi saluta con soddisfazione il sì del Senato al Jobs act. Soddisfazione aumentata dall'apprezzamento dei leader europei e dell'Ocse, ma intaccata dall'amarezza per le dure e plateali contestazioni in Aula. Il punto di scontro è sempre lo stesso: l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il maxiemendamento approvato rinvia lo scioglimento del nodo ai decreti delegati del Governo. La modifica è comunque prevista dall’introduzione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il reintegro resterà per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi. La riforma è depotenziata, critica Forza Italia. Crea ulteriore riduzione dei diritti, lamenta invece la minoranza del Pd, che annuncia battaglia alla Camera. Tre senatori della sinistra del partito non hanno votato la fiducia. Un altro, Walter Tocci, l'ha votata ma poi si è dimesso. E l'ex viceministro Fassina aderisce alla mobilitazione della Cgil del 25 ottobre. E c'è chi, come Civati, evoca esplicitamente l'ipotesi della scissione.

 

Sul maxiemendamento alla riforma del mercato del lavoro approvato dal Senato, Amedeo Lomonaco ha sentito Tito Boeri, ordinario di Economia del lavoro alla Bocconi di Milano:

R. - Sono in gran parte principi giusti, condivisibili; è una delega molto generica; adesso bisognerà capire come verrà riempita. E’ Importante che non si facciano errori perché in queste materie – come dicono gli inglesi – il ‘diavolo sta nei dettagli’. Quindi, bisogna proprio vedere concretamente come il governo metterà in atto questi principi e li tradurrà in decreti attuativi.

D. – Tutto rinviato per quanto riguarda l’articolo 18?

R. - Per quanto riguarda l’articolo 18, cioè il regime dei licenziamenti, in realtà la legge delega, approvata ieri, fa un riferimento alla necessità di cambiare le norme sui licenziamenti. Bisogna capire come queste modifiche verranno attuate. È una delega davvero ad ampissimo raggio, quindi nei contenuti bisognerà vedere cosa il governo poi deciderà di fare.








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