2014-10-03 12:39:00

Margherita Coletta vince premio Frate Jacopa: lo dedico al Papa


E’ Margherita Coletta, moglie del brigadiere dei Carabinieri, Giuseppe Coletta, caduto a Nassiriyah nel 2003, la vincitrice del premio “Rosa d’argento Frate Jacopa – Donne del nostro tempo testimoni di fede, speranza e carità”. Attraverso il suo impegno costante a fianco agli ultimi nell’associazione in memoria del marito, “Bussate e vi sarà aperto”, ha trasformato la sua vita in un segno costante di fede. Il riconoscimento è ispirato alla figura di Donna Jacopa dei Settesoli, che dopo l'incontro con San Francesco, è diventata testimone vivente dei valori del Poverelli d'Assisi. Maria Gabriella Lanza ha intervistato proprio Margherita Coletta:

R. - Inizialmente ero un po’ disorientata, perché pensavo di averlo ricevuto immeritatamente. Poi, invece, ho compreso che è un dono di Dio e come tale va accolto e fatto poi in seguito fruttificare nella mia vita. Quindi deve essere un monito a migliorare sempre me stessa e a seguire più Francesco e la Chiesa.

D. - C’è qualcuno in particolare cui vuole dedicare questo Premio?

R. - A Papa Francesco, per ringraziare Dio di avercelo donato, perché lui - come tutti gli altri Papi, ognuno con il suo carisma - è sempre presente nella mia vita. Domani è anche la sua festa e quindi questo Premio è dedicato a lui.

D. - Quali sono gli insegnamenti di San Francesco che ispirano la sua vita?

R. - La figura di San Francesco è stata sempre presente nella mia vita: anche con mio marito venivamo qui ad Assisi un paio di volte l’anno. Poi, in seguito, ancora di più per il dolore subito e per le difficoltà… Quindi lui mi è stato sempre accanto, testimoniando che Dio è più forte del dolore e della morte e che dal dolore ricevuto trai cose ancor più grandi.

D. - Com’è riuscita a superare i momenti difficili che la vita le ha riservato?

R. - Se io mi fossi dovuta basare soltanto sulle mie forze, sarebbe stato impossibile! E’ l’amore infinito di Dio e la sua misericordia, che volge il male umano che accade a diventare un bene ancora più grande del dolore ricevuto. Lui sta lì, in quel dolore, in quel dolore che ti fa male all’anima, ma che non ti distrugge. Lui ti tira fuori da questo dolore, trasformandolo. Vorrei dire a chi ci ascolta di testimoniare Cristo ognuno con la propria vita, nel luogo dove si trova, nella famiglia dove si trova e soprattutto far vedere che Cristo c’è con la nostra vita, con la nostra gioia, perché ci si deve innamorare di Cristo!

D. - Quali sono i suoi progetti per il futuro: c’è qualche attività a cui si dedicherà nei prossimi mesi?

R. - Noi facciamo un po’ di attività durante l’anno per raccogliere fondi da destinare al Burkina Faso e alle difficoltà di bambini e famiglie italiane. Il prossimo Natale ci sarà nuovamente l’iniziativa con i ragazzi del carcere di Padova “Due Palazzi”, con cui da anni facciamo i panettoni e quindi la vendita. Poi non guardo mai più a lungo. Nostro Signore, man mano, ci darà lui il percorso da fare.








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