2014-09-27 14:12:00

Francesco: il Beato Álvaro del Portillo ci invita a fidarci di Dio


Decine di migliaia di fedeli hanno partecipato a Madrid (sabato 27 settembre) alla beatificazione di mons. Álvaro del Portillo, sacerdote, vescovo e primo successore del fondatore dell’Opus Dei, San Josemaría Escrivá de Balaguer. 18 i cardinali e 150 i vescovi che hanno concelebrato. Presente anche il rappresentante del Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ai presenti è giunto il messaggio di Papa Francesco. Servizio di Francesca Sabatinelli:

“Grazie, perdono, aiutami di più!”: le parole che soleva ripetere il Beato Álvaro del Portillo, che da una parte “ci avvicinano alla realtà della sua vita interiore e del suo rapporto con il Signore”, ma che “possono anche dare nuovo slancio alla nostra stessa vita cristiana”. Il Papa, in un lungo messaggio inviato al prelato dell’Opera, Javier Echevarría, descrive e rende omaggio a una figura la cui esistenza – si legge – fu “forgiata nella semplicità della vita familiare, nell’amicizia e nel servizio agli altri”.

Álvaro del Portillo rendeva grazie a Dio perché “consapevole dei tanti doni che Dio gli aveva concesso e lo ringraziava per quella dimostrazione di amore paterno” che  risvegliò “nel suo cuore desideri di seguirlo con maggiore dedizione e generosità e di vivere una vita di umile servizio agli altri”. Il Beato – scrive Francesco – servì la Chiesa “con cuore spoglio di interessi mondani, alieno alla discordia, accogliente con tutti e sempre alla ricerca del buono negli altri, di ciò che unisce, che edifica”.

Del Portillo chiedeva perdono, perché confessava “di vedersi davanti a Dio con le mani vuote, incapace di rispondere a tanta generosità”. La confessione – aggiunge il Papa – non è frutto della disperazione, ma è un aprirsi alla misericordia di Dio Padre, al suo amore “capace di rigenerare la nostra vita” e che “non umilia, non fa sprofondare nell’abisso della colpa, ma ci abbraccia, ci solleva dalla nostra prostrazione e ci fa camminare con più decisione e allegria”.

Infine, "aiutami di più". “Il Signore non ci abbandona mai – prosegue il messaggio – mai  verrà a mancare la sua grazia” e “con il suo aiuto possiamo portare il suo nome in tutto il mondo”. Ecco quindi che “nel cuore del nuovo Beato pulsava l’anelito di portare la Buona Novella a tutti i cuori”. Di qui il forte impulso a lui dato a progetti di evangelizzazione.

Il messaggio che il Beato del Portillo ci invia – conclude Papa Francesco – “ci dice di fidarsi del Signore che non ci defrauda mai e che sta sempre al nostro fianco”. “Ci incoraggia a non temere di andare controcorrente e di soffrire per l’annuncio del Vangelo e ci insegna che nella semplicità e nella quotidianità della nostra vita possiamo trovare un cammino sicuro di santità”.

Álvaro del Portillo, tra i promotori del ruolo dei laici nella Chiesa, è il primo tra i collaboratori del Concilio Vaticano II a diventare Beato. Fede, speranza, carità: le virtù che il nuovo Beato visse con eroismo. Egli fu inoltre figura di grande umanità e soprattutto di grande umiltà, come spiega il cardinale Angelo Amato:

"C’è una virtù che mons. Álvaro del Portillo visse in modo del tutto straordinario, ritenendola uno strumento indispensabile di santità e di apostolato: la virtù dell’umiltà, come imitazione e identificazione con Cristo mite e umile di cuore. Ed è questa la consegna che fa a noi oggi il beato Álvaro del Portillo. Invita a essere santi come lui, vivendo una santità amabile, misericordiosa, gentile, mite e umile. La Chiesa e il mondo hanno bisogno del grande spettacolo della santità, per bonificare, con il suo buon profumo, i miasmi dei tanti vizi ostentati con arrogante insistenza".








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