2014-09-26 16:48:00

Is: premier britannico Cameron, missione durerà anni


È necessario fermare lo Stato Islamico (Is) "perché è una minaccia per le strade della Gran Bretagna". E il Regno Unito ha "il dovere" di combatterlo. Così il primo ministro di Londra, David Cameron, avviando le discussioni in Parlamento sulla partecipazione britannica alla coalizione internazionale, al fianco di Stati Uniti e Francia. Sentiamo Giada Aquilino:

Quella in Iraq "sarà una missione che non durerà qualche settimana, ma anni". Se n’è detto certo a Westminster il premier britannico David Cameron, prima del voto atteso in serata sul via libera all’operazione in Iraq. Se il Parlamento di Londra darà l’assenso, i jet della Raf potranno entrare in azione nel giro di poche ore: alcuni sono già posizionati a Cipro. A proposito dell'accresciuto rischio di attacchi in Europa, in rappresaglia ai raid aerei in corso contro il sedicente Stato islamico, il coordinatore antiterrorismo dell'Ue, Gilles de Kerchove, ha parlato di oltre 3 mila combattenti europei che attualmente militano nei gruppi jihadisti. Il nuovo rapporto della missione dell'Opac sulle armi chimiche denuncia attacchi avvenuti in Siria "in agosto, molto simili a quelli compiuti la scorsa primavera con gas cloro". E l'Osservatorio siriano per i diritti umani aggiunge che intensi scontri sono in corso tra combattenti dell’Is e milizie curde attorno alla cittadina di Kobane, a ridosso della frontiera turca. Intanto anche in Afghanistan i talebani, in un attacco costato la vita ad un centinaio di civili nella provincia orientale di Ghazni, hanno annunciato la decapitazione di quindici persone.

 

All’Assemblea generale dell’Onu, il presidente iraniano, Rohani, punta il dito contro l’Occidente: “I jihadisti vogliono distruggere la civiltà - ha detto - ma la colpa è della errata politica in Medio Oriente”. Sulla posizione iraniana, Giancarlo La Vella ha intervistato Riccardo Redaelli, dell’Università Cattolica di Milano:

R. – L’Iran è il nemico per eccellenza dell’Is e dell’estremismo violento sunnita. Quindi, l’Iran è un alleato naturale dell’Occidente. Ma, ovviamente, ha anche molta acrimonia, perché l’Occidente lo ha a lungo considerato il principale problema del Medio Oriente e quindi Teheran lo accusa anche di aver tollerato troppo l’estremismo sunnita, soprattutto in Siria. Infine, l’Iran parla in modo così duro, soprattutto a uso interno, per non irritare i conservatori, che sono contrari a ogni avvicinamento con l’Occidente. Ma noi sappiamo che in realtà, da tempo, Iran e Stati Uniti, Iran e Paesi occidentali stanno collaborando in Iraq a vantaggio dei curdi, pressati dal terrorismo jihadista.

D. – La posizione di Teheran ha qualche collegamento con il negoziato in corso sul nucleare iraniano?

R. – Assolutamente sì. Gli iraniani erano stati messi molto sulla corda, sulla difensiva, a livello di negoziati nucleari, soprattutto per le terribili sanzioni finanziarie che hanno colpito la loro economia. Ora, dato che sono anche negoziatori molto duri, credo cerchino di approfittare delle difficoltà occidentali e del fatto che è emersa la responsabilità del mondo sunnita, vicino al terrorismo jihadista, per ottenere qualcosa di più.

D. – Intanto, sul fronte della lotta all’Is basterà neutralizzare le raffinerie dei jihadisti per limitarne l’operatività?

R. – Assolutamente no. Se ne parla poco in questi giorni di bombardamenti, ma le cose non stanno andando benissimo. I curdi sono in estrema difficoltà. Gli americani stanno bombardando in Siria, ma hanno alleggerito i bombardamenti in Iraq. Le forze armate irachene, che veramente risultano disastrose in battaglia, hanno perduto un’altra roccaforte nell’Iraq centrale. Dunque, non bastano questi bombardamenti e sicuramente non basta colpire le raffinerie.








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