2014-09-25 12:01:00

Vescovi scozzesi: non modificare legge su donazione organi


“Una proposta intrinsecamente discriminatoria che nega l’integrità della persona”: così la Conferenza episcopale scozzese, in una nota, definisce la proposta normativa che mira a modificare la legge attuale sulla donazione degli organi. Il progetto vorrebbe trasformare il sistema odierno da “opt-in”, ovvero con necessità di consenso da parte del donatore di organi, ad “opt-out”, in cui basterebbe una sorta di silenzio-assenso, là dove il donatore non lasci esplicite indicazioni contrarie. L’obiettivo del progetto normativo è quello di snellire le liste di attesa per i malati bisognosi di trapianto. Ma i vescovi scozzesi mettono in guardia dai rischi legati alla mancata dichiarazione di consenso: “La proposta normativa mira a stabilire un principio legittimo secondo il quale il consenso della persona può essere determinato dall’autorità dello Stato”. E questo “cancella il rispetto dell’integrità di ciascuno”, lasciando il campo libero a “scelte arbitrarie e discriminatorie”. Naturalmente, si legge ancora nella nota, “la Chiesa è una sostenitrice entusiasta della donazione di organi” e raccomanda “mezzi leciti per incoraggiare una maggiore cooperazione e disponibilità da parte dei cittadini” in questo ambito. L’importante è che, “per andare incontro alle richieste di trapianti, non vengano sacrificati principi etici importanti”. Pur riconoscendo, quindi “le nobili intenzioni della proposta di legge”, i presuli di Edimburgo ribadiscono la necessità che essa “assicuri l’adesione rigorosa ai principi che tutelano i cittadini da violazioni ingiustificate dei loro diritti”. Altri punti controversi del disegno di legge affrontano la questione dell’età dei donatori e del coinvolgimento delle famiglie: riguardo al primo punto, i vescovi ricordano che la Convenzione Onu sui Diritti dei minori considera bambino “chi ha meno di 18 anni” e non di 16, come vorrebbe invece la proposta normativa. Quanto al coinvolgimento delle famiglie, i presuli si dicono contrari ad una “limitazione del loro ruolo”, sottolineando che “i familiari di un potenziale donatore devono essere consultati, affinché le volontà del loro congiunto siano rispettate”. “La donazione di organi - affermano i vescovi - non è moralmente accettabile se il donatore non ha dato il suo esplicito consenso”. Infine, la Conferenza episcopale scozzese cita due importanti discorsi pontifici: quello rivolto da Giovanni Paolo II ai partecipanti al 18.mo Congresso internazionale della società dei trapianti, il 29 agosto del 2000, in cui il Pontefice sottolineava che “la medicina dei trapianti si rivela strumento prezioso nel raggiungimento della prima finalità dell'arte medica, il servizio alla vita umana”. Gli faceva eco Benedetto XVI il 7 novembre 2008, incontrando i partecipanti al Congresso internazionale sulla donazione di organi, promosso dalla Pontificia Accademia per la vita: “La donazione di organi è una forma peculiare di testimonianza della carità. Esiste, infatti, una responsabilità dell'amore e della carità che impegna a fare della propria vita un dono per gli altri, se si vuole veramente realizzare se stessi”. (I.P.)








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