2014-09-25 11:07:00

Mons. Bregantini presenta libro sulla visita del Papa in Molise


“Dio non si stanca di perdonare”: è  il titolo del libro presentato nella sede della Radio Vaticana che ripercorre la visita di Papa Francesco in Molise, avvenuta lo scorso 5 luglio. Un testo suddiviso in sette tappe, dal suo arrivo, la mattina presto all’eliporto dell’Università a Campobasso, fino al giorno dopo in Piazza San Pietro, con il saluto e il ringraziamento all'Angelus a “tutta la brava gente del Molise”. Marina Tomarro ha intervistato mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso e Boiano:

R. - E’ un libro di riconoscenza ed è un libro di memoria: di riconoscenza, perché ci siamo sentiti preziosi agli occhi del Papa; di memoria, per non perdere la ricchezza spirituale e culturale che ci ha donato.

D. - Il Papa durante la visita in Molise ha evidenziato diversi temi, tra cui anche quello del lavoro, mettendo in evidenza proprio la dignità del portare il pane a casa…

R. - Da parte nostra è stata una maggior consapevolezza a livello di coraggio, da parte delle istituzioni è quello di non lasciarsi travolgere dall’aspetto finanziario, ma di organizzarsi bene insieme tramite l’alleanza intorno a tema del lavoro, perché sia possibile proprio in termini più generali - nell’alleanza reciproca - trovare le strade, specialmente alcuni passaggi: lo zuccherificio, il mondo rurale, il mondo delle piccole realtà industriali. La parola dignità che ha collegato soprattutto con la parola lavoro ci dice di non entrare più nella logica assistenzialistica che ha devastato molto l’immagine di coraggio, che questa regione deve ritrovare. Però collegato anche con la parola solidarietà, per cui non si può che individuare i luoghi, gli spazi, i tempi e i segni dentro cui creare una catena reciproca di forza per uscire dai problemi che il Molise ha e non solo il Molise.

D. - Sono passati solo poco più di due mesi, ma si vedono già i frutti? Ci sono dei cambiamenti?

R. - Noi riteniamo che, sottili, ci siano. La città è più bella, ha il segno della sua presenza, il profumo della sua presenza. Poi il fatto che la sua visita sia diventata un riferimento: queste parole belle che ci ha lasciato devono trovare lo spazio per diventare esperienza di solidarietà.

D. - Cosa è rimasto nel cuore dei molisani della visita di Papa Francesco?

R. - Quel senso di fierezza che lui ci ha donato. Più dignità c’è, più fierezza c’è, più coraggio c’è, più la terra diventerà bella, più diventerà prospera. Quel guardare la terra e farla fiorire - come lui ci ha detto - con lo sguardo del contadino, non per costrizione ma per vocazione, è il modo in cui noi dobbiamo guardare il Molise. Questo è quello che ci ha lasciato.

D. - E un ricordo personale?

R. - Stare seduto con lui; ascoltarne le parole; dialogare sulla partita dei Mondiali; la spiegazione sul mate; la delicatezza di chi vuol finire tutto quel che ha nel piatto dando sobrietà al suo stile, ma anche dignità in quello che si mangia. Poi la telefonata che ha fatto ad una nostra amica, in carrozzella da 50 anni… Questa relazione fatta anche di cose umane, spicciole dice invece quanto sia stato grande, perché è umile e proprio perché è umile è grande.








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