2014-09-25 13:05:00

Hollande: prenderemo gli assassini di Gourdel


L'Algeria mobiliterà tutte le forze per trovare i terroristi che hanno decapitato ieri l'ostaggio francese Hervé Gourdel: lo ha riferito il capo dell’Eliseo Francois Hollande ai margini dell'Assemblea dell'Onu a New York. Intanto in Siria e Iraq continuano i combattimenti contro i gruppi jihadisti del cosiddetto Stato Islamico. Massimiliano Menichetti:

Si alza l’allerta terrorismo in molti Paesi occidentali dopo l’uccisione  di Hervé Gourdel, sequestrato quattro giorni fa in Cabilia, in Algeria dai jihadisti di "Jund al-Khilafa", legati al sedicente Stato Islamico. Ieri è arrivata anche la notizia della decapitazione, nei giorni scorsi, di un tuareg in Mali accusato di essere una spia della Francia. Una strategia che fa paura: sono 5 i prigionieri decapitati in poco più di un mese. “La lotta contro i gruppi jihadisti non si fermerà” hanno ribadito, in sede Onu, il presidente francese Hollande e quello statunitense Obama; quest’ultimo ha anche sottolineato che non è in atto una guerra all’islam, ma ai terroristi. Domani il parlamento britannico discuterà di un eventuale appoggio del Regno Unito al governo iracheno contro il sedicente Stato Islamico, mentre Olanda e Belgio hanno già messo a disposizione aerei da combattimento. Sul terreno, in Iraq, sono decine le vittime, stesso scenario in Siria dove proseguono i raid aerei contro l’Is e il Fronte al Nusra, ma i gruppi di opposizione che qui, da oltre tre anni, combattono contro regime di Assad parlano di “azioni che non faranno che alimentare l'estremismo".

 

Per un’analisi della situazione algerina, Paese che ha conquistato l’indipendenza dalla Francia nel 1962 e ha vissuto negli anni ’90 la guerra civile arrivando nel 1999 all’elezione dell’attuale presidente Bouteflika, abbiamo intervistato Roberto Tottoli, docente di islamistica all'Università Orientale di Napoli:

R. - Innanzitutto bisogna distinguere tra l’Algeria del Nord e le zone desertiche meridionali: la zona sud scarsamente controllata dal potere centrale e riflette quelle che sono le tensioni dell’Africa sub-sahariana e quindi delle varie componenti che si rifanno, più o meno, ad al-Qaeda, nel Maghreb. Quindi la zona che va da Mauritania, Niger, Sud dell’Algeria e Libia vedono organizzazioni, magari di numero ridotto, particolarmente pericolose nei sequestri e anche in azioni coordinate con le zone più a sud di stampo jihadista e salafita.

D. - Ma questo asse che si è creato tra i jihadisti del sud, con i militanti del cosiddetto Stato Islamico potrebbe portare anche una frattura all’interno dello Stato o ancor peggio una alleanza che continua a propagarsi lungo tutto il Maghreb?

R. - Questo Califfato non dovrebbe avere una forza attrattiva: però passa il tempo, rimane e dimostra anche una capacità di circolazione di messaggi non indifferente. Il segnale sinistro di questa esecuzione in Algeria è che pochi giorni fa Adnani ha lanciato un messaggio contro gli occidentali e contro i francesi. Questo gruppo locale, Jund al-Khilafa, il 14 settembre aveva dichiarato fedeltà al Califfato ed ha ucciso raccogliendo questo sinistro messaggio. C’è uno spirito di emulazione, un collegamento e più si coalizza la realtà mondiale contro il Califfato, più, per certi versi, ne accresce la capacità attrattiva. Credo comunque che, per ora, sia molto difficile che si crei un collegamento territoriale esteso, anche se l’instabilità di tutta la regione attorno al Mediterraneo sembra aprire spazi assolutamente nuovi nella definizione anche delle entità statali.

D. - Ma qual è il futuro del Paese, secondo lei?

R. - Difficile dirlo ora! Fino a qualche anno fa chi poteva pensare che anche la realtà geografica di Siria ed Iraq fossero così messe a rischio… Nell’immediato non sembrano esserci grosse difficoltà e l’Algeria, tra i Paesi della regione, sicuramente  è quello che può contare su una stabilità relativa interna rispetto a Paesi come la Libia o anche Egitto e Tunisia. Non credo che nell’immediato ci siano rischi, però la storia in questa regione si sta muovendo molto più velocemente di quanto non abbia fatto nei decenni precedenti.








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