Le persone di fede hanno la grave responsabilità di condannare chi cerca di separare fede e ragione e di strumentalizzare la fede come giustificazione della violenza. Così il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin intervenendo al dibattito aperto dal Consiglio di Sicurezza Onu sulle “Minacce alla pace e alla sicurezza causate dal terrorismo internazionale. Il servizio di Paolo Ondarza:
Il terrorismo rappresenta una minaccia fondamentale per la nostra comune umanità. Il segretario di Stato parla così di fronte ai partecipanti al dibattito del Consiglio di Sicurezza Onu. “Il continuo, e in alcune regioni, crescente uso del terrore è un richiamo a tutte le nazioni e persone di buona volontà ad assumere un impegno condiviso” .
“Il Consiglio di sicurezza Onu – ricorda il porporato – nacque a seguito di un epoca in cui una visione nichilista della dignità umana ha cercato di dividere e distruggere il mondo”. “Oggi come allora – è l’esortazione - le nazioni si uniscano per adempiere alla loro responsabilità primaria di proteggere le persone minacciate da violenza e attacchi diretti alla loro dignità”.
Il card. Parolin ricorda le parole di San Giovanni Paolo II a seguito degli “eventi tragici” dell’11 settembre: il diritto di difendere i Paesi e i popoli da atti di terrorismo non giustifica a rispondere alla violenza con la violenza, ma piuttosto “deve essere esercitato nella scelta dei fini e dei mezzi nel rispetto dei limiti morali e legali”. “Il colpevole deve essere identificato correttamente, perché la responsabilità penale è sempre personale e non può essere estesa alla nazione, all’etnia o alla religione a cui appartengono i terroristi”.
Il segretario di Stato poi esorta ad affrontare alla radice le cause che alimentano il terrorismo internazionale: “la sfida terroristica – spiega – ha una forte componente socio-culturale”. Giovani spesso provenienti da famiglie povere vanno all’estero e delusi da quella che sentono come una mancanza di integrazione o di valori in alcune società entrano in organizzazioni terroristiche. Il porporato chiede che insieme agli strumenti giuridici e alle risorse per evitare ciò, i governi “si impegnino con la società civile per affrontare i problemi delle comunità più a rischio di radicalizzazione o reclutamento e raggiungano un’integrazione sociale soddisfacente”.
“La Santa Sede – conclude il card. Parolin - afferma che le persone di fede hanno la grave responsabilità di condannare coloro che cercano di separare la fede dalla ragione e strumentalizzare la fede come una giustificazione della violenza”. Come Papa Francesco ha ribadito durante la sua visita in Albania – ricorda il porporato – “Nessuno pensi di potersi fare scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione! Nessuno usi la religione come pretesto per azioni contro la dignità umana e contro i diritti fondamentali di ogni uomo e donna, soprattutto, il diritto alla vita e il diritto di ognuno alla libertà religiosa".
All the contents on this site are copyrighted ©. |