2014-09-24 13:12:00

Francesco: Cristo dà forza alla Chiesa, non l'organizzazione


La forza della Chiesa sta “nell’amore di Cristo” e non nelle sue capacità organizzative. È ciò che insegnano i martiri del comunismo albanese. Lo ha affermato Papa Francesco all’udienza generale in Piazza S. Pietro, tenuta davanti a circa 30 mila persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Visi di gente che ha vinto e che ha lasciato un’impronta indelebile, esattamente al contrario di chi, uccidendoli, pensava di aver eliminato con la loro memoria anche la loro eredità. Che i martiri albanesi dell’epoca comunista abbiano impressionato Papa Francesco è cosa nota, così come il fatto – ripetuto all’udienza generale – che tutti loro, “che hanno resistito nella fede”, siano “garanzia per il destino dell’Albania”.

La catechesi che il Papa svolge in un Piazza San Pietro ingrigita da una giornata di nuvole è dunque un atto di ammirazione sconfinato per la nazione visitata domenica scorsa e per i suoi veri eroi. Una lezione di vita da cui Papa Francesco fa discendere la constatazione, peraltro non nuova nel suo magistero, su quale sia il centro di gravità dell’azione ecclesiale:

“Anche oggi, come ieri, la forza della Chiesa non è data tanto dalle capacità organizzative o dalle strutture, che pure sono necessarie: la sua forza la Chiesa non la trova lì. La nostra forza è l’amore di Cristo! Una forza che ci sostiene nei momenti di difficoltà e che ispira l’odierna azione apostolica per offrire a tutti bontà e perdono, testimoniando così la misericordia di Dio”.

Papa Francesco rammenta i 40 ritratti dei “sacerdoti assassinati”, posizionati lungo il boulevard centrale di Tirana, come punta dell’iceberg di quel gruppo – “centinaia di cristiani e musulmani – dice – assassinati, torturati, incarcerati e deportati solo perché credevano in Dio”. Ma il loro sangue, assicura, “non è stato versato invano, ma è un seme che porterà frutti di pace e di collaborazione fraterna”:

“Oggi, infatti, l’Albania è un esempio non solo di rinascita della Chiesa, ma anche di pacifica convivenza tra le religioni. Pertanto, i martiri non sono degli sconfitti, ma dei vincitori: nella loro eroica testimonianza risplende l’onnipotenza di Dio che sempre consola il suo popolo, aprendo strade nuove e orizzonti di speranza”.

Dell’Albania come casa e laboratorio funzionante di concordia tra fedi diverse, che condividono “la buona volontà di fare del bene al prossimo”, Papa Francesco aveva parlato anche all’inizio ricordando il suo incontro a Tirana con i vari leader religiosi:

“Ho potuto constatare, con viva soddisfazione, che la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile. Loro la praticano! Si tratta di un dialogo autentico e fruttuoso che rifugge dal relativismo e tiene conto delle identità di ciascuno”.

Insomma, un viaggio indimenticabile per il Papa quello vissuto per una manciata d’ore in Albania, tra la folla di quello che definisce un “popolo-martire”:

“Ringrazio ancora una volta il Signore perché, con questo viaggio, mi ha dato di incontrare un popolo coraggioso e forte, che non si è lasciato piegare dal dolore (...) La dura esperienza del passato lo radichi sempre più nell’apertura verso i fratelli, specialmente i più deboli, e lo renda protagonista di quel dinamismo della carità tanto necessario nell’odierno contesto socio culturale. Io vorrei che tutti noi oggi facessimo un saluto a questo popolo coraggioso, lavoratore, e che in pace cerca l’unità”.

Il tema del martirio, che purtroppo continua a far parte oltre che della storia anche della cronaca della vita della Chiesa nel mondo, è stato ripreso da Papa Francesco anche durante i saluti ai vari gruppi linguistici presenti in Piazza San Pietro. Con quelli di lingua araba, il Papa ha ribadito che oggi “la testimonianza a Cristo appare, in alcuni posti, difficile e pericolosa” e questo pensiero ha trovato suggello nelle parole  finali rivolte ai malati, giovani e sposi novelli ricordando la figura di San Lino Papa, primo successore di Pietro e anch’egli martire: “Il suo amore alla Chiesa, in epoca di forti persecuzioni contro i cristiani, ispiri la vita spirituale di ciascuno: impariamo ad affrontare con coraggio anche i momenti di avversità, convinti che il Signore non fa mai mancare il suo sostegno e la sua grazia a ciascuno dei suoi figli”.








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