2014-09-22 07:56:00

Tregua a rischio nell’est dell’Ucraina


Una tregua problematica quella in vigore nell’est dell’Ucraina tra esercito di Kiev e separatisti filorussi. Il presidente ucraino Poroshenko ha dichiarato che il suo Paese è pronto a difendersi, se dovesse fallire il processo di pace, mentre il governo di Kiev ha fatto sapere che ritirerà le proprie forze quando gli indipendentisti faranno lo stesso. A Mosca intanto 50 mila persone ieri in piazza per chiedere la pace con l’Ucraina e protestare contro la politica del presidente Putin. Sull’impegno a rafforzare la tregua, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Raffaele Marchetti, docente di Relazioni Internazionali all'università Luiss:

R. – Certamente è un passo avanti e va considerato in senso del tutto positivo. Creare una zona cuscinetto, proibire il volo dei caccia dell’aeronautica ucraina nei territori dell’est e allontanare le truppe mercenarie dal conflitto sono tre misure, io direi, cruciali per proseguire in un cammino di stabilizzazione e pacificazione della regione.

D. – Il cessate-il-fuoco precedente era entrato in vigore il 5 settembre e molteplici sono state le violazioni...

R. – Quello che cambia è che nel frattempo c’è stata la ratifica del Trattato di associazione con l’Unione Europea da parte del governo di Kiev, e contemporaneamente una serie di misure passate dal Parlamento ucraino di riconoscimento di una grande autonomia per le zone orientali, oltre alla scarcerazione di una serie di prigionieri e l’indizione di elezioni amministrative per il prossimo dicembre. Questi sono passaggi importanti, perché da un lato mettono un paletto verso l’Europa, dall’altro il governo di Kiev ha fatto importanti concessioni, dando spazio e autonomia e questo accordo di Minsk continua in questa direzione.

D. – Da quell’accordo con l’Ue è rimasta fuori la parte economica, che è stata posticipata al 2015. Venerdì prossimo, il 26 settembre, ci sarà un nuovo incontro trilaterale sul gas, tra Unione Europea, Russia e Ucraina. Ricordiamo che al centro ci sarà la questione delle trattative tra le forniture a Kiev e i pagamenti arretrati dell’Ucraina nei confronti di Mosca. Un nodo che ha creato non poche tensioni tra i due Paesi e nei confronti dell’Europa...

R. – Certamente, la questione economica e delle risorse naturali è molto importante. L’accordo che è stato raggiunto però ha visto la partecipazione della Russia e questo è un fatto importante in sé. L’idea poi di posticipare la liberalizzazione degli scambi, ossia delle merci, che entrano in territorio ucraino fino al dicembre 2015, quindi con entrata in vigore dal primo gennaio 2016, è un gesto che vuole lasciare spazio per trovare un accomodamento con il sistema di libere tariffe, in vigore, oggi, tra Ucraina e Russia. Tutti i passaggi di questi ultimi giorni vanno nella direzione giusta. E per aumentare ancora di più questa tendenza positiva verso una pacificazione, bisognerebbe pensare a un cammino di incentivi positivi anche per la Russia.

D. – Sarebbe una grande retromarcia, perché in piedi in questo momento ci sono diverse tranche di sanzioni che dall’Europa gravano su Mosca...

R. – Certo, ma appunto questo è un cammino che va fatto: non soltanto togliendo le sanzioni, ma magari offrendo delle condizioni economiche vantaggiose e rilanciare un tentativo di consolidamento della partnership politica. Questo è un cammino positivo che è stato, tra l’altro, anche suggerito da un incontro che si è tenuto da alcuni uomini d’affari sotto l’egida del World Economic Forum, a Davos, la settimana scorsa. Pensare un cammino con incentivi positivi è di fatto la sfida più grande oggi che riguarda non solo l’Ucraina, ma anche il futuro delle relazioni tra Unione Europea e Russia.








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